VCO-02-07-2017- E' questa la domanda che Cgil, Cisl e Uil, che da metà giugno hanno aperto una vertenza aziendale, sollevano con questo comunicato stampa:
“Questa è l’impressione avuta nell’ultimo mese nel VCO e concretizzata dall’incontro avuto in regione Piemonte a Torino il 29 giugno ove “l’ampia e approfondita discussione “, citata nel verbale di mancata conciliazione del conflitto di lavoro aperto a Verbania il 15 giugno da CGIL CISL e UIL, è iniziata e conclusa in una manciata di pochi minuti in quanto due assunzioni a Omegna dalle liste speciali e un distacco a Stresa (unica località turistica del Vco riconosciuta da Poste Italiane) sono una goccia nel deserto. Nonostante Liana Righi, responsabile del sindacato dei postali Cisl del Vco abbia obiettato, con il supporto del segretario regionale Gerlando Carafassi, che gli argomenti in discussione erano 9 e la carenza di personale agli sportelli era solo uno di questi non c’ è stato spazio contrattuale. Siamo alle porte della stagione estiva, seppure in regione Piemonte la carenza si assesti su percentuali a due cifre, il Vco è sicuramente quello più ad alto rischio chiusura in quanto è assodato che manchino 37 addetti da applicare agli sportelli ed agli UP monoperatori; situazione tragica in quanto questa tipologia di Up copre più del 50% del territorio.
Ma quello che più preoccupa è il mancato dialogo sulla sicurezza e il mancato intervento risolutivo di problematiche, che per un azienda come PI dovrebbero essere spicciole. Ad oggi noi RLS avremmo potuto partorire, visto il tempo trascorso, l’incontro è avvenuto con l’azienda a settembre 2016, e invece dopo ben 9 mesi niente di fatto! Esempi eclatanti sono la climatizzazione di alcuni UP, come ad esempio quello di Oggebbio, concordata a settembre 2016 che doveva esser pronta per inizio stagione 2016 e invece stanno ancora facendo le rilevazioni di temperatura non contenti dei 32° nonostante condizionatore portatile e ventilatori accesi giorno e notte. È già successo di dover chiamare l’ambulanza per colleghi o clienti colpiti da colpi di calore ma forse perché questi singoli episodi passati non hanno avuto seguito PI pensa di continuare impunemente a risparmiare per i suoi bilanci milionari?
Ora siamo in attesa di valutare, con la segreteria regionale SLP CISL, le azioni da mettere in campo.
Certo che sembra PI sia un’azienda alquanto sfuggente, da un lato promette a ANCI e alla Regione Piemonte di non chiudere ulteriori UP e dall’altra studia metodi di risparmio centellinato come aprire gli UP monoperatori con ritardi di qualche ora senza avvisare né la popolazione né il sindaco facendoli sembrare cause improvvise mentre li organizza a tavolino antecedentemente per utilizzare lo stesso lavoratore con la valigia in mano su due/tre UP nell’arco della stessa giornata operativa
Esempio: tizio deve lavorare nell’UP A ma prima deve passare a dare consegne all’UP B dove lavorava il giorno prima e il giorno dopo deve lavorare nell’UP C e allora cosa fa PI? Tiene chiuso l’UP A per circa due ore … causa imprevisto … così l’operatore ha tempo di fare i passaggi di cassa nell’UP B per poi aprire l’UP A dove il giorno dopo inizierà l’orario per passare le consegne al subentrante intanto che l’UP C rimarrà chiuso in attesa del suo arrivo. Questo è un esempio di come, nell’ultimo periodo, viene organizzato il lavoro in posta nel VCO senza parlare degli alti costi di missione ad esso legati ed alle missioni senza senso ordinate come ad esempio un operatore applicato a Varzo mandato ad aprire alle 8 l’UP di Baceno per passare le consegne e poi obbligato a finire l’orario (14.10) lavorando a Omegna. Se non si considerano i Km che deve percorrere un pensiero deve obbligatoriamente andare al rischio cui è esposto il lavoratore che, con il fiato sul collo deve salire in val Formazza e scendere per raggiungere Omegna ove sicuramente non arriverà prima delle 10/10.30 per essere operativo allo sportello dopo circa 25 minuti dall’entrata in UP e chiudere lo sportello 25 minuto prima della fine del turno lavorativo. In sintesi questo lavoratore , dopo aver percorso circa 130 km pagati un quarto del costo al litro della benzina più il pasto più circa 8 ore di missione, essere stato alla guida per circa due ore e mezza ha potuto servire la clientela per poco più di tre ore. Forse bisogna fare un corso di formazione sul territorio del VCO a chi organizza il lavoro perché di soluzioni ce ne sarebbero state molte meno dispendiose sia per l’azienda sia in stress per il lavoratore e avrebbero portato un miglior servizio all’utente. Inesitate a Domodossola: questa lettera è fatta da OO SS e RSU. Siamo a conoscenza anche dell’intenzione del sindaco di intervenire. L’aver spostato le inesitate della cittadina di Domodossola da SP a MP e portato a due giorni la disponibilità presso l’ufficio del plico ha creato gravi criticità: nella gestione degli UP di Domodossola Romita e Matteotti che si sono trovati, alle porte del periodo feriale estivo, un carico di lavoro supplementare in costante carenza di personale; da segnalare che l’Up di Piazza Matteotti, in cui spesso e volentieri il DUP A2 ha solo uno sportellista, essendo a porta a porta con l’ex UP Inesitate è il più sofferente causa il malcontento della clientela sia per le code da fare sia per i locali di attesa che sono costantemente sovraffollati contro ogni norma di sicurezza; Visto che abbiamo ipotizzato un carico di lavoro di circa 10/11mila pezzi inesitati lavorati annualmente solo a Domodossola, siamo preoccupati in quanto le medie (850/950) mensili che nel periodo estivo possono arrivare anche a 1100/1200 pezzi, reputiamo che i tempi di lavorazione non indifferenti di back office (presa in carico e registrazione a PGO, archiviazione e controllo per garantire i tempi di rinvio), prima della consegna al cliente richiedono una rivalutazione della decisione presa. Inoltre riteniamo che, per l’UP di Domodossola Matteotti, doppio turno fino a due anni fa, le programmate chiusure sotto elencate possono creare ulteriori disguidi controproducenti per il servizio commerciale sia Retail sia per le aziende.
Se l’obiettivo di passare le inesitate a MP era quello di instaurare un “rapporto” con il cliente che ritirava la raccomandata per proporre qualche altro prodotto, con questa organizzazione, l’unico risultato è che il cliente si indispone e difficilmente sarà sensibile a qualsiasi proposta.”