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VILLADOSSOLA - 15-10-2018 - "In merito alla questione della

cava Fontana Verde ci sentiamo di condividere pienamente la posizione del gruppo di minoranza ViviAmo Villa, espressa con la dichiarazione di voto in consiglio comunale di cui riportiamo gli stralci a nostro avviso più significativi", così un comunicato della segreteria del circolo PD di Villadossola.

La premessa è che "la collettività ha già pagato un prezzo molto alto, in termini di danno ambientale, causato dalla coltivazione della cava; un sacrificio che è stato vanificato dalla mancanza delle ingenti entrate prospettate dall’allora proponente ed ora gestore della cava.
La conversione del canone in lavori è una possibilità prevista in convenzione: i lavori sono un’opzione e non un obbligo, la decisione è di competenza del Comune e non una facoltà del concessionario.
Negli anni 2015 e 2016 a causa delle sempre più stringenti difficoltà sulla gestione corrente del bilancio si è dovuto optare per la riscossione dei canoni in denaro, anziché nella conversione in lavori. La società Gemma, non volendo sentire ragioni, ha solo offerto in cambio l’esecuzione di opere, tanto è vero che per recuperare il denaro si è dovuti passare alle vie legali; si è giunti così, dopo quasi due anni, alla richiesta al tribunale di un decreto ingiuntivo.
Le risorse non introitate negli anni, con l’incasso ingiunto dal decreto, avrebbero migliorato la deficitaria struttura del bilancio sulla spesa corrente, peraltro ampiamente lamentata anche da questa amministrazione".

Relativamente alla transazione i consiglieri osservano: "La valutazione alternativa della convenienza economica dei lavori può anche apparire tale, ma comporta condizionamenti di progettazione e la perdita del possibile ribasso d’asta; inoltre, in merito all’utilizzo del materiale estratto dalla Cava Fontana Verde si manifestano enormi perplessità in quanto è la stessa società Gemma a dichiarare che il materiale di cava è un sottoprodotto privo di valore commerciale, di pessima qualità ed impiegabile solo per derivati o scogliere.
In un ambito di progettazione futura, l’amministrazione potrà fare le valutazioni che riterrà opportune, ma rispetto a questo credito per il quale non sono stati rispettati i vincoli della concessione non può essere proposta la transazione.
La transazione è un atto di sottomissione e di accettazione di un obbligo non sancito in convenzione, che denota il privilegio in capo al debitore, privilegio che altri debitori non possono certamente avanzare e che crea disparità di trattamento tra i cittadini. Non pare che sia consentito ad altro cittadino di realizzare opera in permuta.
La transazione è inopportuna, inoltre, in quanto la premessa con la quale l’amministrazione comunale ne ha proposto la sottoscrizione non ha ragion d’essere: non si ravvisa, infatti, il margine di aleatorietà di questa controversia. Infatti il decreto ingiuntivo per la riscossione degli oneri dovuti è un atto sancito dal tribunale, per il quale l’opposizione del ricorrente potrebbe al massimo ottenere la trasformazione in opere e mai la trasformazione o la cancellazione del debito: si sta rinunciando, quindi, a una riscossione certa (40.000 Euro)!
Si sottolinea, infine, che anche il canone relativo all’anno 2017 non risulta versato e che per l’anno 2018, in considerazione della irregolare situazione in essere, l’entrata del canone non è stata prevista in bilancio".