DOMODOSSOLA-20-11-2018 - Martin Luther King è stato il protagonista di un incontro organizzato ieri sera al teatro Galletti di Domodossola dal Coordinamento Ossola Solidale, a 50 anni dalla morte del grande predicatore nero americano. Non solo una conferenza: introdotti da Filippo Falcone, gli interventi di Massimo Rubboli e Paolo Naso, rispettivamente docenti dell'Università di Genova dell'Università di Roma - La Sapienza sono stati arricchiti da diapositive, video, letture di brani dei discorsi di King a cura di Salvo Iacopino e canti eseguiti dal un apprezzato duo di giovani artisti. Sono serviti soprattutto a ritrovare l’autentica figura di Luther King gli interventi dei due relatori: pur diversi fra loro, hanno evidenziato come il mito costruito sul predicatore afroamericano lo abbia “ingessato” al momento del celebre “discorso del sogno”, tenuto a Washington nell’agosto 1963, mettendo in sordina l’evoluzione successiva di King, fino al suo assassinio nel 1968. Un’evoluzione diventata “scomoda” nel momento in cui il predicatore ha cominciato a mettere sotto accusa la povertà, non solo dei neri, negli Stati Uniti e la guerra nel Vietnam. Tanti gli spunti e le curiosità emerse durante la serata. Paolo Naso ha seguito un percorso incentrato su parole – chiave. Segregazione: la schizofrenia di un “sogno” americano che escludeva venti milioni di neri. Movimento: quello della gente di colore, in merito al quale Naso ha detto che non è stato King a creare il movimento, ma il movimento a creare la figura eroica di King. Non – violenza: quella di Gandhi, che King studiò attentamente, mettendola in pratica attraverso i celebri boicottaggi, come quello dei trasporti pubblici a Montgomery o quello dei negozi in cui il personale nero veniva discriminato. A proposito: Massimo Rubboli ha svelato che diversi mesi prima di Rosa Parks una ragazzina nera di 15 anni aveva fatto le stesse cose, ma allora il movimento degli afroamericani decise di non lanciare la protesta pubblica per la giovane età della protagonista e per la diceria che fosse incinta di un uomo sposato. Non è che una delle tante curiosità emerse in questa serata. Paolo Naso ha parlato fra l’altro della contrapposizione fra Luther King e Malcolm X, dicendo che gli studi più recenti non accettano più la polarizzazione fra i due: si prendevano in considerazione a vicenda, nonostante le loro differenze. Le ultime due parole chiave per Naso sono “Vietnam” e “povertà”: King aveva capito che gli USA stavano perdendo quella guerra piena di brutalità, in cui a morire erano soprattutto tanti poveri e soprattutto neri. Proprio quest’evoluzione del suo impegno, che King sapeva gli avrebbe alienato molte simpatie, lo ha reso scomodo per il potere americano. Anche Massimo Rubboli ha sottolineato questo fatto nel ripercorrere la storia di Matin Luther King. Ha descritto le divisioni nel movimento dei neri americani, in cui alcuni giovani che chiedevano un’azione di lotta più incisiva hanno poi dato vita ad una nuova denominazione dentro la chiesa Battista. La fede cristiana, in particolare l’appartenenza alla confessione Battista, è stata sottolineata come elemento fondamentale da entrambi i relatori e da uno degli interventi del pubblico. Il movimento dei neri, ha ricordato Paolo Naso, è nato proprio creando comunità battiste nere come reazione all’esclusione dalla comunione della loro gente durante le cerimonie tenute nelle comunità cristiane bianche. Il tema del “sogno”, ha sottolineato Rubboli, non era affatto nuovo nella letteratura americana di allora: fu solo la parte finale, pronunciata a braccio, del grande discorso del 1963, tenuto leggendo un testo scritto. Diverse cittadine americane rivendicano il fatto che King vi avrebbe parlato del suo sogno prima del 1963. Per finire, la “santificazione” di King, quello del 1963: fino all’uso della sua immagine e delle sue parole non solo per promuovere battaglie politiche, ma addirittura per la pubblicità di un modello di auto della FCA, nel corso di una finale del Super Bowl, di recente.
Mauro Zuccari