VCO- 17-01-2019- Basta alunni alle “macchinette” al cambio dell'ora, o peggio durante la lezione, dopo avere chiesto di poter uscire dalla classe per andare in bagno. Niente caffè per tirarsi su, per svegliarsi, per coccolarsi un po' neanche per i docenti, anche se hanno un'ora “buca”. In una scuola superiore del Vco il dirigente scolastico ha deciso di mettere un timer alla macchina che eroga le bevande calde, limitando a pochi minuti ad inizio e fine giornata scolastica, e durante l'intervallo, l'erogazione del caffè. Il disagio è evidente in alunni ed insegnanti, se i primi si stanno organizzando con i termos, i secondi iniziano a lamentarsi, anche con lettere ironiche e sarcastiche, come questa che riportiamo in parte: “Rigore!! Rigore!! Rigore!! Carissimi Colleghi è con enorme soddisfazione che vi racconto quanto da me vissuto oggi. A scuola c'era un giovane mai visto, con la barba, davanti alla macchinetta del caffè. Si è rivolto a me dal nulla e mi ha comunicato che era molto stanco e che arrivava dalla Toscana su incarico della ditta distributrice delle bevande, ma aveva sbagliato a portare gli strumenti giusti. Alla mia richiesta di quali strumenti stesse parlando, mi ha detto che erano gli strumenti che servivano per rendere operative le macchine delle bevande (caffè, acqua, ecc.) solo in determinati orari e che la richiesta era già pervenuta a dicembre. Ho chiesto quali fossero gli orari e mi ha risposto che le macchinette possono essere usate la mattina e solo 15 minuti per la ricreazione. Ora sì che si ragiona!!! E che cavolo!!! Sta storia che studenti e docenti potessero tranquillamente prendere una bottiglietta d'acqua o il caffè durante il lavoro era ora che finisse! Certo, ci si dovrà organizzare al meglio per evitare delusioni. Per esempio, visto che per un caffè sono necessari circa 50 secondi, ebbene la mattina, visto che gli studenti hanno solo cinque minuti tra l'entrata a scuola e l'entrata in classe, ebbene in cinque minuti solo sei persone potranno usufruirne. Propongo quindi che siano tre studenti e tre professori i beneficiari di questa goduria i quali appena arrivano a scuola avranno la cortesia di prendere un biglietto progressivo da 1 a 6 (come si fa alla posta). Mediamente uno studente potrà prendere una bevanda ogni 60 giorni effettivi (esclusi i sabati e le domeniche), ma un docente ogni 10 giorni, e riguarda solo la mattina! (La cadenza dei turni mi sembra più che soddisfacente). Nell'intervallo, visto che i minuti sono 10, ben 12 persone potranno usare le macchinette!!! Quindi vi prego di stemperare eventuali lamentele assolutamente ingiustificate e infondate. Anzi, visto il clima stupendo creatosi, incentrato al rigore, al rispetto delle regole e dei comportamenti (finalmente!!!) propongo ulteriori ipotesi. Ogni ulteriore vostra proposta è ben accetta per il perseguimento degli obiettivi minimi del rigore, dell'integrità della persona e dell'immagine che vogliamo dare (almeno così mi sembra di aver capito)”.
Il mittente delle lettera esprime anche il suo disagio per la trasformazione avvenuta nella scuola: “Facciamo il più bel lavoro del mondo e non dovremmo scordarlo mai. Ho messo la mia umile opera in questa scuola per più di dieci anni. Da quando era scuola nella quale vi erano poche iscrizioni a quando siamo cresciuti, con enorme sacrificio di tutti, dirigenti scolastici, docenti e personale ata.
Vi era un entusiasmo nel lavoro che veniva puntualmente ripagato da quella parte di umanità e di flessibilità mentale senza le quali non si va da nessuna parte.
I ragazzi ci adoravano e noi adoravamo loro.
Ma qualcosa è cambiato. E' cambiato l'obiettivo primario della compartecipazione, della collegialità e del 'tutti per uno'.
Corsi e ricorsi storici, mi direte. Senza dubbio l'evoluzione culturale e pedagogica è nella naturalità delle cose, ma l'organizzazione dei cuori no.
Ecco, se dovessi stigmatizzare in un'immagine quello che sta succedendo è proprio questo: è sparita l'organizzazione dei cuori. E non voglio fare alcun giro di parole: ci sono precisi e delineati responsabili di tutto questo.
In nome di una vetero-cultura vestita malamente di mediocrità e di finta modernità, si giustificano azioni che, seppure ineccepibili sul piano formale, hanno corroso lo spirito puro dell'insegnamento perché hanno perso di vista i rapporti con gli studenti, la fiducia reciproca dell'imparare come imparare.
Non mi ritrovo più in questo specifico ambiente. Per come sono, per come sono cresciuto, per come ho sempre costruito i rapporti umani con colleghi e studenti, ebbene spesso mi sento un estraneo. Non avrei mai pensato che qui potesse succedere. E dire che ho ancora la forza di restare allibito e sconvolto da quello che vedo.
Molti di voi sono nuovi e per quanto mi riguarda (e vale per la stragrande maggioranza dei colleghi) vi ho dato e vi darò sempre il benvenuto prima come persona e solo dopo come collega.
Alla base di tutto il materiale umano che riguarda noi docenti (la stragrande maggioranza) so che vi è una visione della scuola più umana, più comprensibile dei bisogni altrui, più rispettosa dei ruoli e delle diversità.
Ma oltre la base vi è un distacco, una pausa quasi temporale di epoche, non colmabile se non con il riconoscimento del ruolo della scuola come struttura di anime, di cervelli da rispettare.
Mi manca tutto questo.
La tensione a volte è così palpabile che mi chiedo a che pro tutto questo.
Chi mi conosce da tempo sa che distinguo sempre tra autorità e autorevolezza. La prima promana dall'alto ed è legata al ruolo istituzionale di tutta la scala gerarchica della pubblica amministrazione; l'autorità ti viene imposta, non la scegli.
L'autorevolezza no. Quella la guadagni sul campo per quello che sei veramente, non per quello che risulti da un contratto di lavoro; quella riguarda i tuoi sentimenti, il tuo rapporto umano, la tua organizzazione dei cuori.
Rispetto l'autorità, ma non chiedetemi di associarla automaticamente alla autorevolezza. Una distinzione che nella vita mi ha sempre aiutato a comprendere persone e strutture di persone...
Sto lottando democraticamente e nel rispetto delle regole con molti di voi per ripristinare un po' di umanità soprattutto nel rapporto con gli studenti, ma mi rendo conto non sia semplice sradicare una fasulla imposizione di comportamenti.
Non so cosa si aprirà all'orizzonte per la nostra scuola, ma sarebbe un gravissimo errore per noi e per le generazioni di studenti che arriveranno, far finta di niente.
Almeno l'assunzione della responsabilità proviamo a renderla collegiale.
Scusate se mi sono permesso di disturbarvi, ma ho ritenuto di far tornare a parlare il cuore e non la fredda carta piena di disposizioni spesso poco comprensibili.
Vi auguro riflessione e consapevolezza, con un leitmotiv, ove possibile (e ve lo auguro con tutto il mio essere), di perenne serenità”.