SVIZZERA-28-05-2021-- Nei giorni scorsi tutti i “media” hanno scritto e parlato del bicentenario della morte di
Napoleone I, imperatore di Francia per dieci anni e dominatore di quasi tutto il continente Europeo, ma.. persino il Presidente Macron, a Parigi, aveva difficoltà a trovare parole per il grande generale e dittatore, tante sono le luci e le ombre che ne illuminano ed offuscano la figura. Non c’è dubbio però che la ventata di rinnovamento portata dal 28enne generale Bonaparte nel 1796/7 -dopo la veloce conquista del Nord-Italia e la creazione della Repubblica Cisalpina- insieme alle idee di uguaglianza e libertà della Rivoluzione Francese, finì con dare l’avvio alla costituzione dei moderni Stati repubblicani..
Fu così anche per la vicina Svizzera, ma non subito! Essa era allora una piccola federazione di territori e di città, che si governavano autonomamente, come Stati a sé ed univano le proprie forze in caso di necessità. Con l’arrivo delle idee di uguaglianza e libertà, i contadini si ribellarono: venne istituita nel 1798 ad Aarau “La Repubblica Elvetica”, in cui venne eliminata la “servitù” ed i cittadini avevano tutti gli stessi diritti. Ma c’era un ma..la vecchia “federazione di Stati” era diventata una “Repubblica centrale unitaria”, secondo il modello francese, in cui i Cantoni avevano solo un valore amministrativo.
L’operazione non funzionava.. Gli Svizzeri dei cantoni centrali si ribellavano agli occupanti stranieri, gli altri si litigavano sul problema di creare uno Stato unitario o federalista…Napoleone Bonaparte, dichiaratosi con un colpo di mano nel 1799 Primo Console, cioè capo indiscusso dei Francesi, capì subito la situazione: non si poteva ordinare ai figli di Guglielmo Tell uno Stato Centrale. Troppo fieri i Cantoni ed i loro cittadini: bisogna creare uno Stato che esprima “il genio della Svizzera” disse. Convocati d’urgenza i piu’ importanti Svizzeri a Parigi offriva loro una “Mediazione” con la quale la Svizzera sarebbe stata nuovamente una federazione di Cantoni autonomi e sovrani, con l’aggiunta dei Cantoni di Aargovia ,Turgovia, Ticino, Waadt e Grigioni (il Vallese, Neuchâtel e Ginevra si aggiunsero nel 1815). Tutti i Cantoni avevano gli stessi diritti e la lingua maggiormente parlata, era la lingua ufficiale del Cantone, quindi tutti i documenti dovevano essere scritti in tutte le lingue ufficiali: nella costituzione Svizzera del 1848 si stabiliva che le lingue ufficiali erano tedesco, francese, Italiano e più tardi anche il ladino..
La “Mediazione” durava fino al Congresso di Vienna nel 1815 o meglio fino al 1848 quando si costituiva la Confederazione come la conosciamo ora: quindi era Napoleone che segnava la strada per la Svizzera moderna.
Ed arriviamo al figlio del fratello di Napoleone I, il principe Louis Napoleone Bonaparte, che nel 1815, fuggito all’età di 7 anni con sua mamma Hortense dalla Francia, trovava asilo a Costanza e poi risiedeva ad Arenenberg nella vicina Turgovia. Dopo una gioventù scapigliata, aveva frequentato la scuola d’artiglieria a Thun e si era guadagnato il grado di capitano – la madre gli ricordava continuamente l’importanza della sua discendenza – era diventato cittadino onorario del Cantone Turgovia e quindi svizzero. Nel 1848 fu eletto Presidente della Repubblica Francese e dal 1851 Imperatore del nuovo “Impero dei Francesi”.
Col nome di Napoleone III, dava man forte al re Vittorio Emanuele II nella seconda guerra d’indipendenza e permetteva la fondazione del nuovo Regno d’Italia nel 1861. Come “ringraziamento” si prendeva il territorio di Nizza e della Savoia, al di là delle Alpi.
Due Napoleoni quindi hanno aiutato sia la Svizzera a divenire una Confederazione come lo è oggi, sia l’Italia a diventare unita, ancora Regno, ma con il seme dello Stato attuale.
Non dimentichiamo inoltre, che Napoleone I ordinava nel 1800 la costruzione della strada transalpina del Sempione con 64 ponti e 7 tunnels. Una strada per carrozze (e cannoni) larga tra 7,2 a 8,4 metri segnava la fine dell’isolamento dell’Ossola verso il nord e catapultava i borghi assonnati di Domodossola (a suo tempo Domo d’Ossola) e Briga nel ruolo di importanti luoghi di sosta tra Milano e Parigi: “la più bella strada attraverso le alpi”.
Walter Finkbohner