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b regina borghi parigi 

MACUGNAGA- 05-02-2016- Enrica Borghi presenta le sue opere a Parigi.

L'artista di Macugnaga, oggi residente a Ameno, dal 4 al 26 febbraio espone presso la Galleria "Podgorny Robinson" la sua collezione "Déchet" (Rifiuti), prima della sua partenza per la "Ville lumiér", ha detto: "A Parigi presenterò una serie di opere fra cui fotografie con scarti edilizi lavorati dal mare e raccolti sulle spiagge, sono lavori del 2015".
Il
critico torinese, Francesco Poli, storico dell'arte così descrive la nuova Mostra di Enrica Borghi: “I rifiuti industriali  che la nostra società dei consumi  produce in quantità debordanti e butta via nelle pattumiere, nelle discariche, per le strade hanno fin dall’inizio appassionato Enrica Borghi.  In particolare bottiglie di plastiche trasparenti e colorate, sacchetti della spesa, confezioni alimentari, packaging di ogni genere, sono diventati i suoi mezzi di espressione previlegiati per la creazione di sorprendenti assemblaggi plastici, di favolosi vestiti, e di fantasmagoriche installazioni ambientali, tutti lavori caratterizzati da una profonda preoccupazione ecologica, da una particolare sensibilità sociologica e sociale, e da un’inesauribile energia immaginifica.  La sua ricerca si è sviluppata nel tempo, a partire dagli anni Novanta, come un continuo processo di elaborazione “alchemica” capace di trasformare questi materiali di scarto, considerati al livello più basso nella scala dei valori culturali, in artefatti carichi di vitali qualità estetiche,  realizzati con una appassionata e singolare manualità artigianale. La sua missione ideale è allo stesso tempo etica ed estetica: riscoprire e far riemergere frammenti di bellezza e di qualità anche negli aspetti della realtà più degradati e negletti.

Questa sua attitudine operativa è alla base anche della sua più recente serie di lavori, che nascono però da esperienze in un contesto diverso da quello urbano. Si tratta della sorprendente bellezza che è possibile scoprire in certi residuati manufatti  (frammenti di vetro e di intonaci, pezzi di plastica,  schegge di ceramiche e di sanitari, metalli arrugginiti, e altro) che si trovano abbandonati sulle spiagge, corrosi e resi quasi irriconoscibili dall’azione continua delle onde del mare, che è come sappiamo la più grande discarica esistente. Invece di cercare sulle rive conchiglie o sassi con belle forme e colori, come fanno tutti, l’artista ha raccolto degli oggetti negletti che la natura ha trasformato in modo suggestivo senza però cancellare del tutto la loro precedente identità artificiale.

Con questo genere di reperti (combinati fra loro in modo particolarmente studiato) Borghi ha messo in scena, suggestive e misteriose configurazioni che si caricano di tensione estetica e che rinascono a nuova vita in stretto rapporto con immagini di figure umane che si intravvedono sullo sfondo. Queste composizioni sono presentate come grandi lavori fotografici, elaborati con una raffinata tecnica che crea un’atmosfera di straniante e onirica sospensione. Non mancano qui risonanze surreali, ma se si osservano con attenzione gli oggetti emergono le concrete tracce del loro precedente vissuto . Ed è così che nasce l’incanto spiazzante della commistione fra prosaica realtà quotidiana e poetica dimensione immaginifica. Un’operazione “alchemica” riuscita”.

Enrica Borghi, si è formata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera diplomandosi in Scultura nel 1990. Lavora con materiali di scarto, in particolare bottiglie di plastica colorate, con cui realizza oggetti reali legati al mondo femminile. Ha fondato nel 2005 un’associazione che si occupa di cultura contemporanea, Asilo Bianco, ed ha partecipato al progetto Dance Break (Torino) con la performance Out of Blu. Tra le sue opere La Regina presentata al Museo di Rivoli nel 1999, la finta rivista di moda Borghi in fashion (2001), il libro Zapping in love (2002)  e Bio-boutique presentata nel 2004. Recentemente ha presentato a Nizza la personale L’avant-scene ed ha esposto al Chelsea Art Museum di New York. Ha partecipato anche alla realizzazione del museo a cielo aperto dedicato a Geo Chavez. La rassegna di opere d'arte contemporanea che inzia a Briga (Alte Simplonstrasse) proprio con l'opera di Enrica Borghi "Io sono vento". Si tratta di un’elica realizzata con bottiglie di vetro e acciaio. La trasparenza e fragilità del vetro vogliono rappresentare la precarietà del volo, la fragilità del sogno e allo stesso tempo la trasparenza cristallina dell’ideologia.