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fabbri gita mucche

BACENO- 25-09-2022-- Non amando le “ammucchiate” d’agosto e i pedaggi/parcheggi onerosi, frequentiamo raramente Devero e dintorni nei mesi estivi. Ci siamo tornati per gustarci con calma la Val Buscagna, il “Grande Ovest”, ed abbiamo verificato come qui il problema non sia quello di “avvicinare le montagne”, ma di riuscire ad allontanarle dalla tanta gente maleducata che non ha rispetto per l’ambiente e per il prossimo. Peccato, perché qui è sempre meraviglioso!

GITA N. 90 O 24 Punta d'Orogna

AGOSTO 2022

Dislivello: 1200 m. Tempo: 5 h 45' (+ 30’ per deviazione Lago Nero). Sviluppo: 19 km.

Il nostro presidente, coadiuvato da due badanti e dal medico di turno, accompagna quattro anziani ed un quasi giovane runner, al rientro da acciacchi vari, alla riscoperta del Grande Ovest di Devero. Splende il sole e c’è il solito caldo anomalo. Qualche nuvola non è sufficiente per farci riporre l’ombrello nello zaino.

Avevo proposto una gita “tranquilla”, ma con questi energumeni è quasi impossibile, perché uno degli anziani propone di partire dalla prima galleria, quota 1430, per evitare la “gabella” e per scaldare le gambe. Ovviamente la proposta passa all’unanimità ed io mi adeguo.

Attraversiamo il torrente e saliamo ad incrociare, in prossimità della Forcola, la bellissima mulattiera che sale da Goglio, La Via dell’Arbola. Un tratto ripido e poi la pista pianeggiante ci portano a Devero. Attraversiamo la piana fino a Pedemonte, 1640, ed iniziamo a salire. Siamo sulla GTA e gli anziani ingranano subito la quarta perché il ripido è il loro pane. Quasi di conserva con noi salgono due signore svizzere, una delle quali fa più fatica ed è molto su di età, secondo l’antropologo del gruppo. Scopriremo più avanti che è mia coetanea e che arriverà in vetta prima di noi. L’altra, sempre secondo l’antropologo, ha un’età che varia dai quindici ai cinquantasette anni. Daremo all’amico un altro incarico.

Li lascio sfogare a distanza di sicurezza e, dopo un’ora e mezza, siamo a Buscagna, 1941, dove inizia il vastissimo pianoro che contraddistingue quello che chiamo Grande Ovest di Devero. Pura meraviglia, anche se la siccità ha ingiallito il verde brillante di questa valle. Nel frattempo ci raggiunge con passo da gara il quasi giovane che aveva impegni a Domodossola di primo mattino e che sta recuperando rapidamente la forma, dopo un periodo nero.

All’Alpe Buscagna, 1967, ci raggiungono anche le capre e le pecore, liberate dal recinto di Buscagna, che condividono con noi buona parte del sentiero e sono molto disciplinate e non invadenti, come spesso accade. Ormai solo la nostra classe politica è impossibile da “disciplinare”. Sicuramente capre e pecore presenterebbero, al massimo, due simboli elettorali, non centouno.

Dopo poco più di un’ora da Buscagna siamo all’Alpe Curt Vita, 2230. La salita riprende seriamente e, in meno di tre quarti d’ora, arriviamo alla Scatta, 2461, e alla Punta d’Orogna, 2474, con il suo grande ometto di vetta di sassi e cemento, passaggio obbligato per chi è diretto all’Alpe Veglia. Ridiscendiamo in zona riparata per la pausa pranzo e poi all’Alpe Curt Vita.

Qui c’è il bivio, tenendo la destra, per Monte Cazzola e Lago Nero lungo il sentiero H11. Poco più avanti lasciamo a destra il sentiero per il Cazzola e proseguiamo fino all’Alpe Curt dul Vel, 2000 circa, dove pascolano le vacche. Più sotto facciamo una breve deviazione ed arriviamo al Lago Nero, 1974 (un’ora e mezza dalla Punta d’Orogna).

L’acqua anche qui scarseggia ed ha una temperatura, ahimè, degna del mar Tirreno. Tre di noi, preventivamente attrezzati, si fanno una nuotata, dopo la quale nasce l’idea di fondare, all’interno del gruppo, la “Sezione Balneare”, di cui il medico di turno, grande nuotatore, viene eletto per acclamazione primo presidente.

Torniamo sui nostri passi fino a riprendere il sentiero che da Curt dul Vel scende all’Alpe Misanco, 1907, dove acquistiamo del formaggio e scambiamo due chiacchiere con le signore che gestiscono i pascoli. Dopo tre quarti d’ora dal Lago Nero arriviamo a Pedemonte e proseguiamo verso il parcheggio.

Purtroppo all’altezza di Devero e più in basso la bellezza della gita ed il nostro entusiasmo quasi giovanile per la montagna e per questa montagna subiscono un fiero attacco.  Per fortuna dove c’è un po’ di selezione (almeno un’ora di cammino) è più raro vedere scempi come quelli a cui ci tocca assistere, ma dove arrivano comodamente tutti, soprattutto chi considera una discarica tutto ciò che si trova all’esterno del proprio giardino, lo spettacolo è indecoroso.

A lato del sentiero principale ci sono degli autentici cessi pubblici a cielo aperto. Carta e tutto il resto sono in bella mostra nel famoso Parco dell’Alpe Devero. Ci chiediamo se qualche cartello, qualche cestino, qualche sana e pesante sanzione possano aiutare ad insegnare qualcosa ai barbari di turno.

O se l’unica soluzione per civilizzare la nostra patria sia ripartire da zero, dagli asili e dalle scuole, insegnando cosa siano veramente  l’educazione e il rispetto. La strada sarebbe ancora lunghissima, molto più di quella percorsa oggi. Ma penso ad un nipotino che non ha fretta di nascere e torno a sorridere insieme agli amici, delusi come me.

 Gianpaolo Fabbri

 

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