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fabbri sopra sempione

SEMPIONE- 16-10-2022- Non siamo più, saggiamente direi, quelli che camminavano con premeditazione anche sotto l’ombrello: invecchiare servirà pur a qualcosa!  Riprendiamo, quindi, dopo aver saltato un giovedì a causa del brutto tempo e propongo un’escursione tranquilla, ma il vizietto di fare almeno mille metri di dislivello non riesco proprio a toglierlo agli amici. E’ così che aggiungiamo al programma la salita in vetta al Magehorn, breve, ma molto più agevole in inverno.

GITA N. 93 O 24 Magehorn Sirwoltesattel

AGOSTO 2022

Dislivello: 1030 m. Sviluppo: 12,7 km. Tempo: 5 h 30’. 

Ritrovo a Varzo e ci avviamo verso il confine dopo una faticosa ricerca dell’assetto ottimale per il viaggio, ricerca dovuta alla presenza di motociclette e di subdoli mal di schiena in agguato. La trasferta all’estero richiede la doppia badante, una delle quali anche infermiera, il rianimatore e il medico di turno. Il tutto per accompagnare tre anziani, uno dei quali in perenne sofferenza.

Lungo la splendida strada del Sempione in territorio elvetico i tempi di percorrenza sono quasi raddoppiati da eterni cantieri per rifare ciò che, per noi, è già quasi perfetto. Parcheggiamo nel piazzale in prossimità del vecchio ospizio a quota 1850. Il sole spunta a fatica fra nuvole e nebbie che, più tardi, si dissolveranno. Per arrivare alle case di Gampisch, aldilà del grande pianoro dove ci troviamo, scegliamo la strada più lunga, percorrendo i due cateti anziché l’ipotenusa di un triangolo immaginario, il tutto per vedere da vicino alpaca e cavalli nel loro recinto. Ed anche per un più importante risveglio muscolare, sempre al seguito dell’anziano acciaccato e affaticato per eccesso di attività di vario genere.

A Gampisch attraversiamo il torrentello, che da noi diventerà il Diveria, e cominciamo a salire su pendenze molto dolci, diretti a occidente. Per ora non ci sono cartelli indicatori, ma il sentiero è evidente. A quota 2133 troviamo un bivio. A destra si va al Bistinepass, noi andiamo a sinistra verso la Magelicke.

Dopo uno strappo ripido attraversiamo, sempre verso sinistra, lungo i contrafforti orientali del Magehorn e raggiungiamo la bocchetta, 2439, che dà sulla Nanztal (poco più di un’ora e tre quarti). Siamo in orario e decidiamo di andare in vetta dove, con gli sci da alpinismo, siamo saliti decine di volte.  In estate è diverso. Il pendio è molto ripido, ma non c’è la neve che lo rende uniforme.

Con percorso libero, seguendo qualche ometto improvvisato, fra grossi massi e ripidi praticelli arriviamo in vetta al Magehorn, 2620, in quaranta sofferti minuti. Il piccolo pianoro di vetta che, livellato dalla neve, si percorre con gli sci in tre minuti, adesso richiede attenzione, tempo e qualche equilibrismo fra buchi e massi instabili. Di neve solo rarissime tracce all’orizzonte, sopra i tremila, ma il panorama è stupendo.

Aggirando maggiormente la montagna e salendo dal versante della Nanztal (occidente), il percorso sarebbe stato più lungo, ma sicuramente più agevole. Torniamo alla Magelicke, facendo tesoro degli errori commessi in salita, e proseguiamo verso sud dopo aver incrociato il bellissimo sentiero che percorre la destra orografica della Nanztal.

La dolce salita e l’ultimo strappo ci portano in meno di un’ora alla Sirwoltesattel, il secondo “colle” della giornata, 2621. Intanto splende il sole, c’è una meravigliosa arietta fresca e nuvoloni da pioggia laggiù in Italia. Scolliniamo verso la splendida valle dove si trovano i laghi di Sirwolte.

Dopo pochi minuti ci fermiamo in riva al laghetto più alto, 2580, per il pranzo. Scendiamo poi al più grande, 2431, lo costeggiamo e passiamo dai residui di quello più in basso, praticamente cancellato dal crollo di un tratto di morena, tanti anni fa, in modo simile al Lago delle Locce.

Ci abbassiamo fino a Chusmatte, 1810, e viriamo verso nord. A Nideralp attraversiamo il torrente e seguiamo l’evidente sentiero che sale verso il passo, chiudendo il lungo anello odierno al vecchio ospizio (poco più di due ore da Sirwoltesattel). Riprende il calvario dei semafori fino a Gondo.  Ci consoliamo a Varzo, dove la casa del medico di turno viene prescelta come sede ufficiale per le “birrate” di fine gita in Val Divedro e Vallese.

Gianpaolo Fabbri

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