MALESCO- 20-11-2022-- Oltre al Moncucco di Domodossola e Villadossola e a quello a fianco del Pizzo Proman, c’è un Moncucco anche in Val Loana, che domina da sud la valle dell’ex Rio del Basso. Si tratta di un’escursione tranquilla e molto panoramica, che consente anche uno dei nostri tanto amati giri ad anello. Ci siamo andati quando iniziavano ad esplodere gli splendidi colori dell’autunno.
GITA N. 98 O 24 Moncucco – Val Loana
OTTOBRE 2022
Dislivello: 720 m. Sviluppo: 8,2 km. Tempo: 3 h 30'.
Un gruppo nuovamente consistente si ritrova all’alba dalle parti di Masera e si organizza per un buon caffè al bar Orso Bianco di Craveggia. Torniamo allo schema della doppia badante con tre medici che si occupano di quattro anziani e di un meno anziano runner. A quest’ultimo invidio lo zainetto leggero e quasi invisibile rispetto al mio, sempre voluminoso e pesante, da sherpa. Ma intorno agli ottanta imparerò anch’io.
Saliamo da Malesco in Val Loana e parcheggiamo a Le Cascine, 1253. Nuvole e sprazzi di sole, ma ci fidiamo di Meteosuisse e gli ombrelli restano a valle. Dietro le baite, in direzione sud ovest, parte il bel sentiero M 12 che, con un tratto finale impegnativo, porta in vetta al Pizzo Stagno, già conquistato dai Trotapian nel lontano 2014. Nei bellissimi boschi intorno a noi cominciano a dare spettacolo i colori dell’autunno. Dà anche spettacolo, ma abbastanza osceno, una vasca da bagno sulla sinistra del sentiero.
A quota 1565 incontriamo una cappella ristrutturata nel 2004. All’Alpe Cavalla (“di Mezzo” secondo la cartina), 1656, sostiamo brevemente. Oltre la grande baita, con il tetto in cemento non bello ma funzionale, teniamo la sinistra (ovest) e saliamo alla Bocchetta di Cavalla, 1840 (un’ora e venti). Di fronte a noi, aldilà dell’Alpe Bondolo, la Bocchetta di Vald e, in lontananza, la Est del Rosa, parzialmente nascosta dalle nuvole. Saliamo a destra (nord), lungo tracce su prati molto ripidi, al Moncucco, 1961, eccezionale punto panoramico (un quarto d’ora). Attendiamo con pazienza l’anziano acciaccato, sempre alla ricerca di nuovi percorsi.
Del resto, nel suo DNA c’è anche l’avventura, di ogni genere. Di qui scendiamo verso nord est lungo tracce sulla dorsale evidente. Rientriamo nel bosco e incontriamo una piccola pozza asciutta che, su una delle cartine dell’ex alpinista acciaccato, sembrerebbe un laghetto alpino. Inevitabili i commenti ironici sulla necessità di aggiornare la sua cartografia. Su di noi volteggia pigramente una maestosa aquila reale. Osserviamo i danni dei fulmini, normali per un territorio che vi è così esposto. Prima dell’Alpe Cortevecchio, a quota 1700 circa, grazie alla tecnologia dei nostri esperti, recuperiamo la traccia che ci fa invertire la rotta verso sud ovest e, in dolce discesa, ci porta a chiudere il breve anello di oggi all’Alpe Cavalla (un’ora e un quarto).
Qui pranziamo al caldo, nonostante il sole pallido, degustando con calma caffè, digestivi e dolci di nostra produzione. Capiamo anche cosa sia la vera fame ammirando un’enorme pagnotta che sbuca dallo zaino di un anziano. Lo zainetto del runner non avrebbe potuto contenerla. In poco meno di tre quarti d’ora torniamo alle auto e ci fermiamo per una birra a Malesco.
Anche qui assistiamo all’ennesima prova di forza del solito anziano che, nel tentativo di spostare un tavolino del bar, ne perde per strada le gambe e le rimonta con perizia. Grati per il buonumore che ci regala sempre, torniamo allegri verso il fondovalle.
Gianpaolo Fabbri