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fabbri sentiero bosco pescia

MASERA- 12-03-2023-- Una gita tranquilla nei bellissimi boschi di Pescia diventa l'occasione per farsi una certa cultura su un piccolo maledetto coleottero che li devasta. All'origine di tutto ci sono però sempre i cambiamenti climatici e, quindi, l'homo sapiens che li ha generati.

GITA N. 111 O 24 FORNALE PESCIA TRAVELLO

MARZO 2023

Dislivello: 1160 m. Tempo: 5 h. Sviluppo: 13 km.

In una giornata inizialmente nuvolosa, con gli ombrelli negli zaini, torniamo dalle parti dell'Alpe Pescia dopo qualche anno, per goderci la bellezza dei suoi vastissimi boschi e la dolcezza dei pendii che, quasi sempre, sono solo una pia illusione quando invece percorriamo i ripidi sentieri che alcuni di noi prediligono.

Oggi cinque anziani sono accompagnati da due medici, pure loro anziani, e da due più giovani badanti. Uno degli anziani si presenta per il caffè al Gufo's con l'abbigliamento che rispecchia le sue utopie politiche giovanili, ai tempi di Che Guevara. E' ancora in estasi per i recenti festeggiamenti del suo ennesimo compleanno. Parcheggiamo a Ranco, frazione alta di Masera, di fronte all'Oratorio di San Rocco, quota 500.

Attraversiamo il paesino e ritorniamo sulla strada che sale verso il Lago d'Onzo, o Avonso, e gli alpeggi di Pescia. Lasciamo subito l'asfalto per imboccare, a destra, il sentiero per l'Alpe Fornale. Passiamo sul canale che porta al lago la poca acqua rimasta in Valle Vigezzo. All'Oratorio di San Giovanni è doverosa una breve pausa. Qui c'è una fontana di sasso, sulla quale due cartelli in legno indicano “sentiero invernale” a destra e “sentiero estivo” a sinistra (nord).

Noi seguiamo quello “invernale” e, dopo un'ora e mezza, arriviamo all'Alpe Fornale, 1150, composta da un nucleo più in basso e da quello principale, dove arriva una strada asfaltata che, da queste parti, non si nega a nessuno. Ci sono anche i primi faggi, alcuni monumentali. Proseguiamo verso nord est, in dolce ascesa, ed arriviamo a Pescia at Ghign, 1350, dove il bosco non c'è più.

Un paesaggio lunare, pochi alberi in piedi, mezzi al lavoro e cumuli di tronchi ben ordinati, dappertutto. Sostiamo, siamo disorientati, dove sono le celebri e infinite foreste di Pescia? Ci documentiamo subito. E' uno dei nostri interessi principali, amiamo il nostro territorio e vogliamo sapere cosa sta succedendo.

Purtroppo si parte sempre dall'homo sapiens, che inquina ed è responsabile del surriscaldamento del pianeta e del clima impazzito. Nell'ottobre 2020 una tempesta con trombe d'aria localizzate ferì profondamente il nostro territorio, anche i boschi di Pescia. L'esperienza della tempesta Vaia in Trentino e Veneto dell'ottobre 2018 fece sì che venisse approfondito lo studio del bostrico. Quella tempesta, oltre a provocare ingenti danni diretti, creò le condizioni per la diffusione di questo piccolo coleottero presente naturalmente nei boschi di abete rosso dell’arco alpino.

La presenza di grandi quantitativi di piante danneggiate disperse nei boschi permette alle popolazioni di bostrico di passare da una presenza endemica ad una presenza epidemica. A Pescia avvenne lo stesso fenomeno. Questo piccolo insetto attacca prevalentemente l’abete rosso, in cui si sviluppa sotto la corteccia scavando intricate gallerie che interrompono il flusso della linfa e, in tal modo, portano a morte le piante in breve tempo.

Ci sarebbe da scriverne un libro, ma non è questa la sede adatta. Si può solo aggiungere che a favorire le pullulazioni concorrono periodi caldi e siccitosi, come quelli degli ultimi anni, e che l’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento, seguito da esbosco o scortecciatura, costituiscono la più efficace misura di lotta contro il bostrico.

E qui ci si mette ancora di mezzo l'Homo Sapiens Italicus, maestro per il mondo intero di burocrazia e conseguenti “tempi lunghi”. Preso atto di tutto ciò, proseguiamo con percorso libero sul terreno “lunare” e rientriamo nel bosco poco prima dell'area feste, la downtown degli alpeggi di Pescia, 1450. Finalmente qualche traccia di neve. Poco oltre, con decisione quasi democratica, rinunciamo a salire verso la Cima La Sella e viriamo a sud, lungo sentiero e tratti dell'ennesima strada asfaltata, in direzione di Corte dell'Ariola, 1398, e del grande alpeggio di Travello, 1150, rivolto verso la Val Vigezzo (un'ora e mezza da Fornale).

Dopo la pausa pranzo poco sopra la grande frana di Paiesco ci dirigiamo a occidente per chiudere l'anello a Fornale. Triboliamo un po' per trovare il bivio fra il sentiero che scende a Vasigone e Masera e quello che rimane in quota verso Fornale. Quest'ultimo, non segnato sulla cartina e poco segnato anche sul terreno, è da percorrere con un po' d'attenzione e tende all'abbandono.

Da Fornale scendiamo all'Oratorio di San Giovanni lungo il sentiero “estivo”, a nord rispetto a quello “invernale” percorso in salita, Dopo due ore da Travello raggiungiamo le auto e ci salutiamo di fronte ad una birra, meditando sulla devastazione delle foreste di Pescia.

Gianpaolo Fabbri

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