VALLE ANTRONA- 09-04-2023-- Oggi è di turno un anziano, forte nonno della Valle Antrona, che ci guida dalle sue parti in un’escursione ad alcuni ancora ignota o, comunque, percorsa solo in senso contrario, sulle tracce dell’Autani (o del Lautani, come anche è riportato) dei Sette Fratelli. Percorrendo un versante esposto a sud, sfioreremo quota duemila senza vedere neve, salvo all’Alpe Ogaggia o verso la Testa dei Rossi, raggiunta da due di noi, dove cambia l’esposizione.
GITA N. 115 O 24
OGAGGIA
MARZO 2023
Dislivello: 1270 m. Tempo: 5 h. Sviluppo: 14,2 km.
Da quasi un anno trascuravamo colpevolmente la bellissima Valle Antrona e giustamente, la scorsa settimana, un forte nonno, nonché autorevole componente del nostro Consiglio Direttivo, ha fatto sentire la sua voce. Sarà quindi lui, originario della valle, a guidarci in una bella e abbastanza faticosa escursione sui monti di Montescheno, risalendo in senso contrario l’ultima parte del percorso dell’Autani.
Ci ritroviamo in dieci sul presto a Villadossola e ottimizziamo gli equipaggi. Due badanti, tre medici e la guida indigena si occupano di quattro anziani. A Cresti siamo già fermi per il caffè, ma ripartiamo, richiamati all’ordine dall’autorevole guida di oggi. Oltre Montescheno passiamo le frazioni alte di Barboniga e Valleggia e parcheggiamo a quota 900, in corrispondenza della sbarra lungo la strada che sale agli alpeggi alti e termina a Pianzascia.
E’ nuvoloso, con qualche sprazzo di sole. Quasi tutti hanno l’ombrello nello zaino. Seguiamo inizialmente la strada e tagliamo qualche tornante sul sentiero C8, che seguiremo per tutto il giorno. Due cartine riportano altezze diverse per i vari alpeggi e, quindi, mi atterrò a quelle dei cartelli indicatori. Passiamo da La Motta, 1085, e arriviamo al grande alpeggio di Faiù, che merita una pausa di contemplazione.
Ci dirigiamo a occidente per un lungo tratto quasi pianeggiante che ci porta all’Alpe Pianzascia, 1375, e all’Alpe Ortighè (o Urtighè), 1410. Un breve strappo e siamo alla Croce di Set Frei, 1525 (quasi un’ora e tre quarti). Dopo una pausa ristoratrice si vira a nord ovest e si comincia a salire seriamente nella vegetazione rada. Io arranco in fondo al gruppo, guidato dal nonno sempre in forma e da un medico in trance agonistica.
Per mia fortuna aspettano pazientemente. Segue un lungo traverso su ripidi pratoni ingialliti dalla lunga siccità. A La Forcola (o Passo di Ogaggia), 1887, c’è il bivio, sulla destra, per la Testa dei Rossi, 2026. Un amico, che non vi è mai salito, decide di conquistarla, accompagnato da un esperto ossolano sempre disponibile.
Ci raggiungeranno fra un’ora e mezza al rifugio. Noi altri saliamo rapidamente all’Alpe Ogaggia, 1977 (poco più di un’ora e un quarto dalla Croce di Set Frei). Qui cambia l’esposizione e c’è neve. Decidiamo di rinunciare al ritorno lungo la Val Brevettola, completamente esposta a nord. Si tratterà di una delle nostre rarissime escursioni senza “anello”. Senza sole c’è un bel fresco e ci rifugiamo ben volentieri nella bellissima baita ristrutturata in memoria di Manuel e Davide, ricordati anche da un quadro all’esterno.
Come d’incanto compaiono dagli zaini abbondanti libagioni e bevande di nostra produzione a modestissima gradazione alcolica, che le accompagneranno. Ci raggiungono i salitori della Testa dei Rossi e festeggiamo la loro conquista. A malincuore lasciamo l’ospitale rifugio e torniamo a valle lungo il percorso di salita.
Gli ultimi minuti sono accompagnati da una graditissima pioggerella, purtroppo assolutamente insufficiente per dare un po’ di sollievo ai nostri monti prosciugati dalla lunga siccità. Dopo due ore siamo alle auto e ci reidratiamo, almeno noi, nel bar di Montescheno.
Gianpaolo Fabbri