VIGEZZO- 01-10-2023-- Gita lunga e faticosa, da effettuarsi solo con tempo bello e terreno asciutto. Neve e ghiaccio possono trasformarla in escursione “a rischio”. La discesa dal versante sud e poi direttamente a Santa Maria Maggiore è lunga ma tranquilla e si svolge in ambiente bellissimo. Si può anche rientrare da Patqueso, in val Loana. Conviene avere un auto in loco per il rientro, sia a Santa Maria Maggiore che a Patqueso.
GITA N. 20
PIZZO RAGNO – VERSANTE NORD
LUGLIO 2014
Dislivello totale: m 1620. Tempo totale: 8 h 30'.
Tempo stupendo. Siamo in quattordici, ma solo tre sono i rappresentanti del gruppo ossolano, in evidente crisi d'identità. Niente quadrupedi per le difficoltà della salita. In tre saliranno da Patqueso – val Loana e, lungo la valle del torrente Basso, raggiungeranno il rifugio Al Cedo (ovviamente chiuso, ma siamo in Italia!), dove ci troveremo per il pranzo. Gli altri undici posteggiano ad Orcesco, località Crotta, a quota 835. S'imbocca la mulattiera per l'alpe Campra, 1385, che raggiungiamo in un’ora e un quarto.
Ovviamente c'è anche la strada adesso, ahimè, e, sempre ovviamente, dove incrocia la mulattiera la cancella. Breve sosta e si riparte, in direzione est, su bel sentiero, verso il Colle del Ragno, 1650. Da Campra tre quarti d’ora. Qui il gioco si fa duro. Una traccia molto diretta, ma sempre segnata, percorre in direzione sud la dorsale che ci porterà in vetta. La prima parte, in mezzo alla vegetazione, è la più faticosa.
Se ne esce e, con qualche facile passaggio su roccia, poi lungo un canale sulla destra che si trasforma in sentiero nell'ultimo tratto, si raggiunge, sempre su terreno molto ripido, il Pizzo Ragno, 2289, dopo meno di due ore dal Colle. Questo vale per i più in forma. Breve sosta per godersi il panorama meraviglioso e per riprendere fiato.
Il versante sud, che degrada verso la valle del Basso, è completamente diverso ed altrettanto bello rispetto all'aspro e selvaggio versante nord appena risalito: prima i laghetti del Geccio, 2120, poi l'alpe Al Geccio, 1774, ed infine il rifugio Al Cedo, 1576 (circa un’ora e mezza dalla vetta).
Dolci pendii, sole, pascoli: il giusto “relax” dopo la tensione della salita. Fin qui cinque ore di cammino più qualche breve sosta. Al Cedo ci aspettano gli amici e si pranza in allegria, assistiti da bovini, ovini e caprini, questi ultimi un po' invadenti. Il percorso è ancora lungo, con più di 150 metri di dislivello in salita per favorire la digestione. Si risale all'alpe Saldè, 1637, poi su e giù fino alla località Fontane, 1620, e salita ancora fino alla Cappella di Larecchio, 1694 (un po’ più di un’ora dal rifugio).
Ma adesso basta salita! Dopo poco più di mezz’ora siamo all'alpe Cima, 1506. Di qui la bella mulattiera (qualcuno dice che ci sono novanta tornanti, ma forse esagera), fortunatamente ancora intatta, conduce in un'ora a Santa Maria Maggiore – zona golf e partenza piste da fondo. Con l'auto saggiamente lasciata qui all'alba si va a recuperare quella in val Loana. ù
Gli autisti delle tre auto ad Orcesco le vanno a riprendere, aggiungendo mezz'ora di cammino alle otto già digerite, giusto per sciogliere i muscoli. Nell'attesa un meritato drink, mentre si progetta, per il prossimo giovedì, una breve escursione “a misura d'uomo”.
Gianpaolo Fabbri