BEURA- 15-10-2023-- Quasi tutti gli ossolani vedono da casa il Pizzo delle Pecore, ma in pochi prendono in considerazione questa gita bellissima e di soddisfazione. Si deve salire qui nel periodo giusto, cercando di superare il problema della strada che, seppure non alla portata di tutte le auto, consente di alzare di molto il campo base.
GITA N. 130 O 24
PIZZO DELLE PECORE
OTTOBRE 2023
Dislivello: 1050 m. Tempo: 5 h 30’. Sviluppo: 11 km.
Chiediamo con largo anticipo il permesso per salire con le auto sopra Cardezza, rendendo fattibile e non “himalayana” la salita al Pizzo delle Pecore. In funzione dei permessi la gita è a numero chiuso: dieci (due auto).
Le tre splendide badanti, con il supporto di due medici, si occupano di cinque anziani, fra cui i due coraggiosi ed abili autisti ed un convalescente al rientro dopo aver superato l’ennesimo acciacco, questa volta serio.
Dopo giornate stupende oggi siamo immersi nelle nuvole basse, in attesa del sole pomeridiano. A Beura formiamo i due equipaggi e saliamo, lungo la strada asfaltata ma molto “impegnativa”, fino all’Alpe Coriesco, 1124 o 1134 a seconda della fonte. Imbocchiamo il sentiero A24, evidente nel bel bosco di faggi, lanciando in avanguardia l’anziano convalescente che deve testare le sue condizioni psicofisiche al rientro nei ranghi.
Approfittiamo del suo passo tranquillo per dare un’occhiata in giro. Passiamo dai ruderi di quella che una cartina virtuale e tecnologica chiama Alpe Giogh e qui iniziano i larici.
Fra distrazioni micologiche e test psicofisici arriviamo a Colla Bassa, 1600, con passo molto tranquillo, dopo un’ora e mezza. Per ora nuvole e nebbia prevalgono sul sole, che cerca timidamente di filtrare. Qui discutiamo sul percorso da seguire. La maggioranza, incoraggiata da esperti e cacciatori, opta per la “direttissima”, mentre un altro esperto, fedele alle indicazioni delle cartine e della tecnologia, decide di seguire l’unica via indicata, il sentiero A24, che passa dall’Alpe Corte Sopra.
A lui si aggrega il convalescente, già soddisfatto, giustamente, del dislivello superato. Il sottoscritto, noto nel gruppo come “grafomane”, da questa “direttissima” è già salito al Pizzo due volte in passato, mentre gli altri sette sono al primo tentativo. Non ricordando particolari problemi, passo di qui ben volentieri.
Lasciamo alla nostra sinistra il sentiero per Corte Sopra e saliamo in presa diretta nell’ultimo tratto di bosco, lungo una traccia da seguire con attenzione, ma che resterà sempre evidente. Nessun cartello e nessun segno bianco e rosso. Siamo sulla dorsale che si dirige verso la vetta da nord ovest e che separa la valle del torrente Ogliana di Pozzolo dalla valle del Rio di Prata, a sud.
Su terreno da capre e/o cacciatori si alternano brevi e ripidi strappi ad altrettanto ripidi traversi, sempre sul versante nord della dorsale, tranne che per un brevissimo tratto. Evitiamo sassi e rocce che, in ombra, sono viscidi come saponette. Dopo un’ora e un quarto siamo in vetta, a quota 2018. Il panorama memorabile ci è ancora completamente negato verso i Quattromila.
E’ sereno, ma molto velato, solo a nord. Dopo una decina di minuti ci raggiunge anche l’amico che ha percorso il sentiero A24, immaginiamo quasi di corsa, perché sviluppo e dislivello lì sono nettamente superiori. Dalla vetta all’Alpe Corte Sopra il sentiero non è molto ben segnato.
Lungo prati ripidi si scende a due ripetitori e poi, dopo un tratto pianeggiante, ad una piccola bocchetta, dove si tiene la sinistra per raggiungere il vasto e bellissimo fornale dell’alpeggio, 1609, che raggiungiamo in tre quarti d’ora.
Notiamo anche una traccia nel bosco di larici sotto i ripetitori, non indicata, che permette probabilmente di accorciare questo percorso. All’alpe visitiamo il Bivacco Corte Sopra, aperto. Non c’è nessuno in quest’angolo di paradiso, tranne una bella vipera già passata a miglior vita.
Dopo la pausa pranzo raggiungiamo in tre quarti d’ora Colla Bassa, dove chiudiamo l’anello. I saliscendi di questo tratto incrementano il dislivello di circa centocinquanta metri.
Con molta calma e con le consuete distrazioni micologiche di questo periodo, scendiamo all’Alpe Coriesco in un’ora e un quarto. Per riprenderci dalla faticosa discesa in auto, sostiamo all’area feste dell’Alpe Marzone per brindare con vini provenzali alla bellissima giornata.
Gianpaolo Fabbri