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SEMPIONE- 12-11-2023-- Torniamo indietro di quasi dieci anni per una gita estiva, ma “fresca”. Si sconfina nella zona del Passo del Sempione per un'escursione facile e non particolarmente faticosa, in ambiente stupendo. Il Galehorn è più frequentato d'inverno, essendo una salita classica dello scialpinismo vallesano, che offre anche, in condizioni di neve sicura, una discesa bellissima sul versante orientale, riservata a sciatori esperti.

GITA N. 23

PERIPLO E VETTA DEL GALEHORN

AGOSTO 2014

Dislivello totale: 1100 m. Tempo totale: 5 h 30'. Sviluppo totale: 11,5 km.

Poco sole e tante nuvole, ma le previsioni danno qualche precipitazione solo in tarda serata e stavolta ci azzeccano. Con gli ombrelli, comunque, negli zaini ci avventuriamo così sopra i duemila. I dodici gradi alla partenza da Engiloch, 1769, pochi chilometri prima del passo, aiutano a camminare meglio.

Allietati dalla presenza di quattro signore, siamo in tredici, ma gli Svizzeri non sono superstiziosi e proibiscono i sacrifici umani, quindi la solita vittima sacrificale oggi può stare tranquilla. I cani, non vaccinati contro la rabbia, godono di una giornata di riposo, nonostante la tristezza del decano del gruppo, che li vorrebbe sempre con sé.

L'aria frizzante del Sempione ci aiuta a dimenticare la deprimente coda prima di Paglino, dove un ormai quasi eterno semaforo allieta un cantiere che risale, forse, alla seconda Guerra Punica ed è un gran bel biglietto da visita all'ingresso dei turisti nella “Bella Italia”.

Ci dirigiamo verso i laghi di Sirwolte, su sentiero ben segnato, lasciando alla nostra destra una bella cascata meritevole di tante foto. Al disopra di questa deviamo a destra ed attraversiamo il torrente. Il lago più grande, quota 2437, è alla nostra sinistra, ma lo vedremo solo dall'alto, facendo una breve deviazione dopo la pausa colazione. Camminiamo da un'ora e tre quarti.

La sosta si prolunga un po' per consentire a due anziani la vana ricerca di un paio di occhiali smarriti, pur ridiscendendo un bel pezzo di sentiero. Se qualche funzionario INPS li vedesse così tonici, nonostante l'età, ripenserebbe alla loro pensione.

Si riparte ed il nostro tesoriere dà già inizio all'attività involontaria di trasporto sassi e metalli, che si prolungherà per l'intera giornata, perché i suoi amici lo vogliono mantenere ben allenato con zaino pesante. Dopo  tre quarti d'ora raggiungiamo il Sirwoltesattel, 2621. Siamo tutti in forma e proseguiamo per il Galehorn, deviando a destra per andare ad imboccare il sentiero che sale in vetta lungo il filo di cresta sud-est.

Dal Sirwoltesattel un po' meno di mezz'ora. Sprazzi di sole e dal grandioso pianoro della cima riusciamo a vedere almeno l'Aletschhorn ed un pezzo del celebre ghiacciaio omonimo. Ci fanno compagnia degli stambecchi con i loro piccoli, molto meno agili dei loro colleghi free climber del Cingino.

Fa freddo, tranne per il nostro decano, che starà tutto il giorno in calzoni corti e maglietta, mentre gli altri sfoderano maglioni e guanti. Saranno caldane, ma che fisico! Scendiamo quasi subito, in ordine sparso, in direzione sud-ovest. Qui non si trova il sentiero, ma conviene tenersi a sinistra, su pendii ripidi, fino ad incrociare, a quota 2494 (cartelli segnaletici), l'evidente sentiero che, dal Sirwoltesattel, porta alla Magelicke (Bocchetta del Magehorn), 2439.

La raggiungiamo in un'ora dalla vetta. Finalmente si mangia sotto nuvole nere minacciose, ma il vento le spazza via a conferma delle precise previsioni temporali del radar svizzero Landi. A pancia quasi piena inizia la discesa, lungo una traccia non sempre evidente, che, più in basso, diventa un bel sentiero. Passando da Gampisch, 1859, in prossimità del Vecchio Ospizio, raggiungiamo Engiloch dopo quasi un'ora e tre quarti.

Gianpaolo Fabbri

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