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monte cerano fabbri

CASALE CORTE CERRO- 10-12-2023-- Più di sei anni fa la gita al Monte Cerano, in una calda giornata di aprile, era stata piuttosto faticosa, ma avevo dato la colpa al caldo. Ci sono tornato in una fresca giornata di novembre ed ho avuto la conferma che si tratta di una gita faticosa, non per colpa del caldo. Da questa cima si gode di uno dei panorami sui laghi più bello del nostro territorio.

GITA N. 136 O 24

MONTE  CERANO

NOVEMBRE 2023

Dislivello: 1300 m. Tempo: 5 h 30’. Sviluppo: 8,3 km.

Per questa stupenda giornata abbiamo scelto un’escursione molto panoramica, incuranti, io soprattutto, del fatto che, già nel 2017, era stata piuttosto faticosa. Ma sappiamo tutti che, invecchiando, non sempre la saggezza si consolida, anzi … Siamo quasi al completo, con una giovane badante che si aggiunge alle tre titolari. Mancano solo i cacciatori e gli ex cacciatori e, dopo mesi, rientra il nostro forte decano.

Siamo in undici al ritrovo in quel di Gravellona. Proseguiamo per Casale Corte Cerro e parcheggiamo ad Arzo, frazione alta, quota 431. Imbocchiamo dalla strada il sentiero T06, dove il cartello segnaletico indica “Alpe Pratoprino, Alpe Colla, Monte Cerano”. Tutta la salita sarà sulla sinistra orografica del Rio Gaggiolo. Entriamo subito nel bosco e le pendenze, per ora, non sono crudeli.

Il sentiero lascia sulla destra l’Alpe Pratoprino e ci porta direttamente all’Alpe del Cech, 820, mentre il bosco comincia a cambiare aspetto e compaiono i primi bellissimi faggi. Breve pausa e, subito dopo, incontriamo l’Alpe del Dino, 910. La pendenza aumenta decisamente, ma i più giovani non se ne accorgono e mantengono tranquillamente il passo di una badante decisamente in stato di grazia. Insieme al saggio decano resto faticosamente in coda al gruppo. Ci accorgiamo di essere sulla “Vertical Minarola” e si spiega la pendenza: me le vado proprio a cercare.

Il sentiero si ammorbidisce leggermente solo dopo l’Alpe Colla, 1280, dove usciamo dal bosco. All’Alpe Minarola, 1404, dopo due ore e un quarto di cammino, ci ricompattiamo per una pausa seria e per la colazione. Il panorama di qui in su sarà indescrivibile: i laghi, il Mottarone, Faiè, Corni di Nibbio, Proman e su fino all'Ossola.

I giovani ripartono con lo stesso passo, tranne uno che si occupa dei due anziani affaticati che chiudono il gruppo. Siamo sempre sul sentiero T06. Poco sopra incontriamo una croce con libro di vetta: manca soltanto la vetta. Più in alto raggiungiamo un tratto pianeggiante della cresta che dà sulle montagne di Ornavasso. Viriamo a sud – ovest (sinistra) e l'ultimo strappo, con qualche traccia di neve per l’esposizione nord est, ci porta sulla vetta del Monte Cerano, 1702, contrassegnata da un sasso piramidale su basamento di blocchi.

Tre quarti d’ora da Minarola. Di qui si vede anche il Monte Rosa. Il panorama, la temperatura e i morbidi erboni asciugati dal vento ci inducono a pranzare su queste splendide poltrone naturali con vista laghi e monti. Ripartiamo in morbidissima discesa sulla cresta diretta a sud, verso il Lago d’Orta. Siamo sulla dorsale fra Cusio e Val Strona. Incontriamo una croce metallica.

L’erba alta tagliata per la pulizia del sentiero e seccata sulla traccia è estremamente scivolosa e, nonostante la massima attenzione, diamo inizio ad una gara di tuffi acrobatici alla quale partecipa la maggior parte di noi. La nostra intenzione è quella di ripercorrere il tragitto ad anello di sei anni fa. Allora, in aprile, l’erba non era alta e secca e il sentiero era pulito e segnato. Non è più così.

A quota 1500 incontriamo un cartello indicatore per l’Alpe Minarola, ma la nostra meta è diversa. Invece che invertire la rotta verso nord, scendiamo decisamente verso oriente, cercando il percorso più sicuro su questo terreno molto ripido e scivoloso. Ricordiamo la direzione e un altro cartello segnaletico ci aiuta, così come una vaga traccia. Comunque per tutto questo versante orientale del Monte Cerano ci sono grosse discrepanze fra sentieri reali e sentieri indicati sulla nostra cartina: meglio non consultarla.

Raggiungiamo i fitti arbusti più in basso e ritroviamo, come per magia, il sentiero che inizialmente punta a sud per poi dirigersi decisamente ad oriente. Seguendo  i segni, dove ci sono, e la descrizione della gita del 2017, con un po’ di aiuto della tecnologia e con un po’ d’inventiva ritorniamo a valle passando dall’Alpe Casere Vecchie, 1173, dall’Alpe Pianello, 1167, dall’Alpe Le Motte, 1090 e dall’Alpe Pra della Volta, 820. Tutta la discesa si è sviluppata sulla destra orografica del Rio Gaggiolo.

Quando arriviamo sulla strada teniamo la sinistra e risaliamo brevemente fino ad attraversare il rio e raggiungere le auto (due ore e mezza dalla vetta). Il dislivello positivo di milletrecento metri con uno sviluppo di poco più di otto chilometri ci fa capire che le pendenze sono state veramente impegnative, sia in salita che in discesa, per l’intero percorso.  Dopo la vana ricerca di un bar aperto in zona, scendiamo a reidratarci a fondovalle.

Gianpaolo Fabbri

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