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LEVO- 24-12-2023-- Dal paese di Levo, che domina Baveno e Stresa, siamo già saliti al Mottarone nove anni fa, seguendo però, in discesa, un percorso diverso e più lungo di quello odierno. Il tutto in una pessima giornata, quando eravamo tutti più giovani e coraggiosi, forse troppo. Oggi, invece, la giornata è stupenda e ci godiamo panorami indescrivibili.

GITA N. 137 O 24

MOTTARONE DA LEVO

DICEMBRE 2023

                                   Dislivello: 900 m. Tempo: 5 h. Sviluppo: ca. 16 km

Il periodo natalizio, i virus, acciacchi e impegni vari oggi riducono il gruppo “al lumicino”. Per fortuna almeno la badante titolare e un giovane runner e alpinista di livello mi accompagnano. La giornata è stupenda, il freddo “giusto” per il periodo. L'unico “tradimento” meteorologico è quello di battezzare “favonio” il vento quasi gelido che soffierà in vetta al Mottarone.

Abbiamo scelto uno dei percorsi più brevi, tranquilli e panoramici per salire la montagna fra i due laghi, tenendo anche conto della brevità delle giornate a metà dicembre. Saliamo a Levo, 600, dall'uscita dell'A26 a Carpugnino, ma scopriremo che sarebbe stato più facile arrivare qui direttamente da Baveno.

Nel bar che già conosciamo beviamo un ottimo caffè e ritroviamo il simpatico tariffario ante Legge Merlin e tante altre cose simpatiche. Quasi di fronte al bar imbocchiamo il sentiero VL1 che attraversa le case e sale ad incrociare, a quota 800 circa, la strada asfaltata. Teniamo la destra e in piano la seguiamo fino al Giardino Alpinia, rimesso a nuovo di recente, e, più avanti, la stazione intermedia della funivia Stresa – Mottarone, tragicamente famosa.

Oltrepassiamo una fattoria non propriamente “altoatesina” e passiamo da asfalto a sterrato. Qualche indicazione in più del sentiero VL1 non darebbe certamente fastidio. Non ricordavo il tratto pianeggiante così lungo, ma c'immergiamo in un bellissimo faggeto e proseguiamo lungo la pista fino ad un bivio, quota 830, dove finalmente ritroviamo delle indicazioni. Seguiamo la pista a sinistra che inizia a salire dolcemente.

Oltrepassiamo la Cappelletta Canà, 850, ed una radura dove sono ammassati dei tronchi. Poco sopra raggiungiamo i ruderi dell'Alpe Giardino, 890 secondo l'indicazione, ma probabilmente ben oltre i 900. Camminiamo da un'ora e un quarto. Qui, nel 2014, oltre a tanta pioggia ricordavo una bellissima pineta, adesso molto diradata. Breve pausa e raggiungiamo rapidamente La Borromea, 980, dove passa anche la strada a pedaggio che sale al Mottarone da Gignese, in prossimità della Fonte Vitaliana.

C'è un edificio con bar che sa di nuovo e un'area ricreativa che è anche un bellissimo punto panoramico verso il Lago. Qui c'era la stazione di partenza della vecchia funicolare, smantellata nel 1963. Dopo una breve pausa fotografica proseguiamo lungo l'antica massicciata del trenino a cremagliera che sale in direzione nord ovest, diritta in mezzo al bosco. Passiamo poco dopo in prossimità dell'Oratorio di Sant'Eurosia (Eutosia secondo il cartello indicatore) del 1541 e ne visitiamo i ruderi.

Arriviamo alla stazione d'arrivo della funivia, a quota 1381, e rivolgiamo i nostri pensieri alle vittime dell'assurda tragedia di due anni fa: di qui si vede tutto e si possono immaginare quei momenti drammatici. Lungo un breve tratto d'asfalto e un ripido prato con un centimetro di neve parzialmente gelata raggiungiamo la vetta, 1491. Un'ora e mezza dall'Alpe Giardino, escluse le tante pause, come sempre.

La permanenza in vetta a contemplare laghi e monti a trecentosessanta gradi, in uno dei più completi panorami del nord ovest, è breve perché ci surgela un forte vento da nord, chiamato erroneamente favonio dai meteorologi. Scendiamo al bar sulla strada a berci un meritato aperitivo e poi alla chiesetta della Madonna della Neve, poco sopra la stazione d'arrivo, dove ci rifocilliamo al riparo dal freddo favonio. Lungo il percorso di salita, in due ore, torniamo al bar di Levo per una birra.

L'altimetro ci dice che la pressione è in decisa risalita e la gentile barista ci dice di scendere direttamente a Baveno per abbreviare il ritorno verso Ossola e Verbano.

Gianpaolo Fabbri

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