MERGOZZO- 28-01-2024-- L'innevamento scarso eppure pericoloso grazie al vento e alle temperature anomale ci fa optare per un'escursione senza neve o, al massimo, qualche traccia. Il Monte Faiè, già salito più volte, è la gita ideale per vari motivi: quota ed esposizione ottimali per non trovare neve, buon dislivello, ambiente bellissimo, panorami stupendi.
Rientro in gruppo dopo un mese per impegni di nonno seguiti da una subdola influenza. Per questo dico agli amici che mi accontenterei di arrivare a Vercio e di ritrovarmi con loro a Ruspesso quando scenderanno dal Monte Faiè. Il mio stato di forma, però, si rivela migliore del previsto e così li seguirò per tutto il giorno. Sarà per merito degli antibiotici?
GITA N. 139 O 24
MONTE FAIE' GENNAIO 2024
Dislivello: 1100 m. Tempo: 5 h 10’. Sviluppo: 11,6 km.
Ci troviamo sul presto nel piccolo parcheggio alle prime case di Bracchio, frazione alta di Mergozzo, a quota 300. Il bar ancora chiuso ci fa rinunciare al caffè. Tre signore e due medici si occupano di tre anziani, due dei quali in condizioni fisiche non ottimali.
Entriamo in paese, teniamo la destra, proseguiamo oltre la chiesa e imbocchiamo la bella mulattiera A 52 per l'Alpe Vercio. Per ora è nuvoloso e molto umido, ma sembra la classica giornata da “mare di nuvole” e il nostro ottimismo sarà premiato. La salita subito ripida mi fornisce presto la prima, attesa sentenza: il vecchio motore diesel si scalda rapidamente, nonostante il freddo, e gira meglio del previsto, nonostante la lunga inattività.
Di qui la coraggiosa decisione di seguire gli amici anche al Faiè, insieme all’altro anziano ex alpinista, perennemente acciaccato e poco allenato. A quota 560 breve pausa in prossimità di una cappelletta ristrutturata. Qui si comincia ad apprezzare lo stupendo panorama che ci accompagnerà per tutta la giornata. La pendenza diminuisce, passiamo dall’Alpe Curghei, 650, e, a quota 700, “foriamo” lo spesso strato di nebbia e sbuchiamo al sole, mentre il mare di nuvole su cui galleggiamo comincia lentamente a diradarsi e a mostrarci tutta la bellezza dei tre laghi (Maggiore, Mergozzo, Orta) e dei monti che li contornano, su fino all’Alta Ossola e ai Quattromila.
Lungo la mulattiera e la strada sterrata arriviamo, dopo poco più di un’ora e un quarto di cammino, all’Eremo di Vercio, 828. Giriamo per questo vasto e bellissimo alpeggio e c’è anche un momento di meditazione presso un piccolo cippo, in prossimità della chiesetta, che ricorda una tragedia di quasi trent'anni fa. Riprendiamo la salita con tutta calma dopo una rapida colazione e scolliniamo, a quota 1165, nel ripido canale dominato dalla Colma di Vercio.
Qui, come sempre, incontriamo dei camosci in libera uscita dalle ombre della Val Grande, che si stanno godendo un po’ di sole e si allontanano con tutta calma dalla nostra vista. Pochi metri di discesa e qualche ripido tornante ci portano alla Colma, 1250 (un’ora e un quarto da Vercio). A nord le immense faggete della Val Grande. Mi vengono in mente le ultime pagine del bellissimo libro di Paolo Crosa Lenz “Alpeggi delle Alpi”, quando racconta dei milioni di quintali di tronchi trasportati dal cuore della Val Grande a Mergozzo con le grandi teleferiche che passavano anche di qui. Un po’ di neve scesa nella notte, non più di dieci centimetri, rimane sul versante nord.
Viriamo a oriente (destra) e dopo una breve salita, sempre seguendo il sentiero, ci portiamo sulla cresta che separa Val Grande e Bassa Ossola. Con leggeri saliscendi, passando dall’Alpe Pianezza, 1291, arriviamo in poco più di un quarto d’ora in vetta al Monte Faiè, 1352, che deve il suo nome alle belle faggete che lo contornano. Del panorama sensazionale, oggi arricchito dal mare di nubi in guerra con il sole, ho già detto. Scendiamo in presa diretta in direzione sud est su pratoni con un po’ di neve, ahimè, primaverile. Rientriamo nel bosco e, ad un bivio, teniamo la destra verso Ruspesso (a sinistra andremmo all’Alpe Ompio e al Rifugio Fantoli).
Altro bivio con indicazioni e una comoda panchina al sole dove ci fermiamo per il pranzo. Mi diranno poi che a valle era freddo, ma noi qui siamo in maglietta. Con tutta calma ripartiamo diretti al parcheggio, dove termina la strada che sale da Bieno, quota 940. Lungo la bella strada e il sentiero che la taglia scendiamo alla Cappella di Erfo, 662. A destra della strada scende il sentiero, sporco nella prima parte, che, passando dall’Alpe Boscopiano, 440, ci riporta a Bracchio (due ore e un quarto dalla vetta). Adesso il bar è aperto e festeggiamo la ritrovata forma dei due anziani.
Gianpaolo Fabbri