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PIEMONTE- 28-01-2024-- Diamanda Galas stessa ammette che la sua arte è qualcosa che già conosci che sei costretto a notare. Galas porta l'opera in valli rivoluzionarie e ribelli, non magiche e "Sataniste", ma difficili e sconfortevoli. Il suo lamento per le vite perse, si manifesta a livello etnico e sanguineo alle sue origini Greche e rituali funerari della popolazione Africana Dogon, impossessata dalle tradizioni religiose che legano tutta l'umanità. Ricorda la carne putrefatta, i vermi nella pelle, i tessuti secchi come il legno, il decadimento fisico. Raccoglie le ossa rimanenti, le pulisce e le seppellisce nuovamente. L'aspetto musicale è concentrazione, improvvisazione e impegno teatrale.

 

Lo studio del canto è liberatorio; fuggire da una gabbia porta la tua arte oltre i limiti fisici, la verità non è sempre accettabile. "The Litanies Of Satan" fu rilasciato nel 1982 nel Regno Unito, nei suoi States infatti Galas aveva non pochi problemi politici, facendo solo 9 concerti in USA dall'82 al 92. La prima delle due tracce è indegnamente ripetitiva e delirante, profetizzando paura e follia, svariando di molte ottave. Il testo non è altro che un estratto de "I Fiori Del Male" di Baudelaire, difensore delle bellezze sinistre, per consolarsi dalle disgrazie del mondo come ad empatizzare con Satana. Il secondo brano, "Wild Women With Steak Knives", è un inno terrorista che propone castrazione e perdita dei beni per gli stupratori, in contrapposizione ai pochi provvedimenti e inutili vie legali per le vittime di femminicidi e stupri. I modi e le miserie che racconta sono infiniti come il suo repertorio vocale, ridacchiante, psicotico, provenendo da ogni lato dello stereo.

Il secondo album, "Diamanda Galas", probabilmente il suo capolavoro, uscì negli Stati Uniti nel 1984, presentandosi simile al primo per impostazione. Il disco è un'ispezione più personale e confinata della psiche e i delitti di tutti noi, usando i testi del criminale/scrittore Jack Abbott, solito alla cella d'isolamento. Il cantato come sempre sembra nonsense ed è astratto, presentando dubbie e varie entità che si alternano tra di loro nelle ottave della voce della Galas, che con "Panoptikon" apre i cancelli dell'insanità, sentendosi osservata proprio come un prigioniero.

Ci sono elementi elettronici e sperimentazioni che ricordano vagamente alcuni lavori krautrock e post-punk, ma l'album è primariamente un lavoro per voce, terrore vocale forse, come nel secondo brano "Song From The Blood Of Those Murdered", in onore delle stragi in Grecia perpetuate dal 1967 al 1974, dove a centinaia furono torturati e mandati sulle "Isole della Morte".

Passerà alla storia più per la censura ricevuta che per la sua musica, combattendo campagne di prevenzione AIDS, di boicottaggi e di scomode provocazioni; la sua musica rappresenta concretamente le realtà peggiori degli umani, la sua musica fa paura.

Giavittorio Bentivoglio ed M.V.