
DOMODOSSOLA- 20-09-2017- Curiosa e bellissima storia quella di Giovanni Giacomo “José” Caffone, un grande e caritatevole farmacista dell’Uruguay, nato a Domodossola nel 1854, che portò, gratuitamente, medicinali alle popolazioni più povere ed isolate, come racconta Geremia Mancini, presidente onorario dell'assocazione “Ambasciatori della fame”: “Giovanni Giacomo Caffone nacque, il 27 maggio del 1854, a Domodossola, allora in provincia di Novara, da Serafino e Anna Maria Cappelletti. Giunse, giovanissimo, in Uruguay dove non disdegnò alcun lavoro se pur umilissimo. Avido di sapere studiò la notte pur di conseguire un titolo di studio in medicina. Trovò lavoro in una farmacia dove seppe conquistare la fiducia dell’anziano titolare che, una volta morto, gli lasciò l’attività. Questa farmacia era posta nella città di Rivera (aridosso della frontiera che divide l'Uruguay dal Brasile) e lui la chiamò “Farmacia Oriental”. Si attrezzò per far giungere dagli Stati Uniti e dall’Europa i più importanti ritrovati medici. La sua “Farmacia Oriental” divenne, in breve, un punto di riferimento e vi giungevano da ogni parte. Non cessò mai di studiare e di acculturarsi. Fece arrivare, da ogni dove, le più importanti riviste mediche. Oramai divenuto un farmacista riconosciuto ed affermato si dedicò, con successo, alla preparazione di specifici prodotti di sua creazione. Il prodotto che gli diede una definitiva grande popolarità, oltre che un notevole successo economico, fu la “Elixir Turbitina Vegetal”. Un preparato di più prodotti, tra questi l’estratto della pianta “Jacaranda Caroba”, che pare avesse effetti assai positivi nella cura della sifilide. Nel “Catalogo da Exposicao Estadual” del 1901 se ne decantavano i “miracolosi” effetti. Grazie allo stesso prodotto ottenne riconoscimenti alla “Espozione di Milano”(Gran diploma d’onore) e, successivamente, alla “Exposicion de Rio Grande do Sul” in Brasile dove gli venne assegnata la medaglia d’oro (con questa motivazione: “vero uomo da laboratorio, ricercatore paziente e laborioso”). Spesso, a dorso di un mulo, si avventurava con apposite carovane per portare medicinali nei più impervi ed isolati territori. Ricoprì, tra le altre tantissime cose, l’incarico di Presidente della “Società del Mutuo Soccorso”. Nel 1906 la nostalgia lo riportò, sia pure per breve tempo, nella sua Domodossola e nel suo Piemonte. Tornato in Uruguay dopo quasi quarant’anni di attività decise di cessare ogni attività. Alla sua morte la città di Rivera, dove aveva trascorso gran parte della sua esistenza lo ricordò così: “seppe conquistare le generali simpatie della nostra gente per la sua chiara intelligenza e per il suo carattere affabile, caritatevole e disinteressato. E’ certamente uno che ha saputo formarsi da solo nella vita. Innalzandosi, poi, per i suoi propri meriti e onorando così la collettività intera”.


