
DOMODOSSOLA- Luigi Spadone, vicepresidente del Comitato per Vco e Novara in Regione Lombardia interviene su una questione emersa nel dibattito di giovedì sera a Domo, ovvero sul costo, stimato in 350- 400 mila euro, per l'eventuale referendum: "In merito ai costi evidenziatisi per l'eventuale referendum consultivo per il passaggio delle Province di Novara e del Vco alla Regione Lombardia- spiega- si evidenzia come, nel silenzio della Costituzione e pur dando atto che le tornate referendarie si sono sempre svolte autonomamente rispetto ad altre votazioni, ciò non significa che la concomitanza sia impossibile. Anzi, la stessa è stata auspicata di recente, da più forze politiche, in relazioni a referendum abrogativi e a elezioni amministrative (nel 2016 in occasione del referendum sulle trivellazioni), seppure poi il Governo abbia inteso percorrere un'altra strada. Nel nostro caso, peraltro, non ci si trova di fronte a un referendum abrogativo come previsto dalla Costituzione, per il quale sono previste precise date di consultazione, ma di un referendum consultivo che può trovare collocazione in data diversa rispetto all'arco temporale 15 aprile-15 giugno. Basti osservare la Legge 352/70 e i tempi che vengono scanditi nella stessa: dopo la delibera provinciale favorevole alla richiesta del referendum vi è il deposito della richiesta presso la cancelleria della Corte di Cassazione, poi la successiva ordinanza dell'Ufficio centrale che dichiara la legittimità della richiesta di referendum con comunicazione al Presidente della Repubblica e, infine, l'indizione del referendum con decreto del Presidente della Repubblica entro tre mesi dalla comunicazione dell'ordinanza che dichiara la legittimità della richiesta, in una data non superiore ai tre mesi dal decreto. Con una opportuna calibrazione dei tempi sarebbe quindi possibile, previo parere favorevole del Ministero, procedere unitamente ad altre consultazioni (referendarie o amministrative) e quindi giungere a un significativo abbattimento dei costi. Peraltro e al di là della concomitanza o meno, in democrazia l'espressione di una volontà popolare, in particolare se sentita, non può e non deve mai rappresentare un costo. Così ragionando, infatti, si potrebbe paradossalmente pensare che, ai fini di un contenimento della spesa pubblica, si potrebbero sopprimere le elezioni. Piuttosto, è il caso che questo Paese studi formule alternative e tecnologicamente avanzate alle modalità di voto attuali, i cui costi sì potrebbero essere ridotti (schede elettorali, scrutatori, personale in servizio per il presidio dei seggi ecc.), ma senza ridurre la doverosa partecipazione popolare".


