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DOMODOSSOLA – 11-12-2017- I funerali del sacerdote rosminiano Monsignor Antonio Riboldi saranno celebrati alle 15.30 a Stresa nella chiesa parrocchiale dal vescovo di Novara Monsignor Franco Giulio Brambilla. “Monsignor Riboldi, lascia una traccia di luce in moltissime persone. Noi padri rosminiani – dice il padre generale dei Rosminiani don Vito Nardin in viaggio da Roma a Stresa per i funerali - abbiamo dato uno dei confratelli più preparati alla Chiesa, e siamo felici che abbia potuto adempiere alla missione per la quale l’Istituto fu fondato dal Beato Antonio Rosmini: per la carità universale. Ha percorso l’Italia per moltissimi incontri ha tenuto una rubrica radiofonica per tanti anni, ha inviato la sua omelia per molto tempo a migliaia di lettori con internet, ha scritto diciotto libri, centinaia di articoli su riviste e giornali, ha animato la Diocesi di Acerra per molti anni. La comunicazione evangelica – prosegue don Nardin - era il suo dono principale e la sua missione. Ha accettato anche alcune sfide che ne hanno mostrato il coraggio e la vicinanza a chi si trova in situazioni particolarmente problematiche”. Don Riboldi ha iniziato il suo cammino spirituale al Sacro Monte Calvario. Il 16 luglio 1939 Antonio Riboldi era al Calvario di Domodossola per la prima prova. Entrava nel Noviziato dopo il regolare corso di Esercizi spirituali. Nel Luglio del 1941 Antonio emette i primi Voti ed esce dal Noviziato. Il primo incarico è al Collegio di Stresa, studente di Liceo e Prefetto dei piccoli convittori. Passa in seguito a Torino, dove consegue la Maturità classica nel nostro Istituto parificato. Nel 1945 inizia gli studi filosofici a Domodossola e li prosegue alla Sacra di San Michele in Val di Susa, che i Rosminiani hanno in cura dal 1836.“Appena ordinato prete nel 1972 sono stato alla sua scuola per sei anni a Santa Ninfa – dice don Vito Nardin - in provincia di Trapani come viceparroco. Successivamente sono subentrato per undici anni alla guida di quella parrocchia. Il Belice – dice don Vito Nardin - è debitore in buona parte, a lui in particolare, e a noi rosminiani presenti a Santa Ninfa, per l’accelerazione della ricostruzione negli anni ’70. Il momento culminante fu nell’anno 1976. Tra le varie iniziative, le Lettere e il Viaggio dei bambini del Belice, che riuscirono a sensibilizzare l’opinione pubblica, la classe politica e la chiesa italiana. Infatti don Riboldi fu invitato a dare la testimonianza dell’azione di evangelizzazione e promozione umana nel Primo Convegno Nazionale, che si tenne nel novembre di quell’anno a Roma. I Vescovi siciliani – dice padre Nardin - si complimentarono con lui ringraziandolo, e di lì a poco lo segnalarono per l’episcopato. Paolo VI gli affidò la Diocesi di Acerra, dove non si era provveduto ad un vescovo da dodici anni. Successivamente c’era chi lo chiedeva per una diocesi più grande, ma egli rispondeva: questa me l’ha affidata Paolo VI, non si cambia. Ricostruire la casa, ma anche il lavoro, puntando sulla dignità dell’uomo in quanto creatura e del cristiano come figlio di Dio. La carità integrale nelle tre forme insegnate da Rosmini, spirituale, intellettuale, corporale, fu sempre uno dei temi principali. Nelle sue omelie e nei suoi interventi pubblici iniziava sempre dalle situazioni della vita degli ascoltatori, si metteva in sintonia con le persone che aveva davanti. Poi inseriva il nucleo del messaggio in modo graduale. Libertà e dignità, partecipazione e promozione, le virtù cristiane e il messaggio evangelico venivano di conseguenza. Un esempio furono le numerose e assemblee nelle baracche e nelle piazze. Si discuteva, si rifletteva, si programmava, toni decisi, ma non violenti; si concludeva con il Padre nostro”.

Mary Borri