BERNA-13-12-2017-Ci sarà anche l'appello del processo
a carico della guardia svizzera, ritenuta colpevole in primo grado e condannata a sette mesi di detenzione e 60 aliquote giornaliere di 150 franchi, entrambe le pene sospese, per l'interruzione di gravidanza di una donna siriana avvenuta in stazione a Domo dopo che, insiema alla sua famiglia, era stata respinta alla frontiera di Vallorbe, tra Francia e Svizzera e rimandata in Italia. Sia la famiglia siriana, che evidentemente giudica troppo bassa la pena, sia la guardia svizzera, secondo quanto riportato da alcuni media svizzeri, hanno deciso di ricorrere in appello. La donna siriana insiema alla sua famiglia, era stata respinta alla frontiera di Vallorbe, tra Francia e Svizzera e rimandata in Italia. La donna iniziò ad avere dolori e chiese inutilmente assistenza medica alle guardie di confine. La siriana, allora 22enne, viaggiava col marito ed i figli già grandi, e faceva parte di un gruppo di 36 migranti partito con un treno notturno da Milano a Parigi. Al confine franco-elvetico di Vallorbe venne respinta. La giovane avrebbe avuto forti perdite di sangue durante il trasferimento da una dogana all'altra ed alla caserma svizzera, e non sarebbe stata soccorsa, è stata infine rimandata in Italia col resto dei famigliari. Appena arrivò a Domo venne soccorsa sui binari della stazione, ma diede alla luce una bambina senza vita. La piccola, chiamata dai genitori Sarah, è poi stata sepolta al cimitero di Domodossola, in una piccola area realizzata per i musulmani.


