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ALTA OSSOLA- 18-12-2017- In riferimento all’ordine del giorno presentato in Provincia sulla questione dello sfruttamento dell’energia idroelettrica e sulla proliferazione delle piccole derivazioni, il Circolo PD dell’Alta Ossola (Baceno, Crevola, Varzo) propone alcune riflessioni:

“Il patrimonio idroelettrico- spiega il segretario del Circolo Pd dell’Alta Ossola Roberto Munizza-

è una delle principali risorse del territorio. Una risorsa pubblica. Come tale crediamo debba mantenere due requisiti: il rispetto ambientale e il ritorno economico per la comunità. Va bene il privato che investe nel settore, purché ciò avvenga nel rispetto innanzitutto di quelle due condizioni e se questo significa sviluppo per il territorio e non mero sfruttamento.

Crediamo inoltre che il pubblico debba essere messo nelle condizioni di competere con il privato nell’assegnazione delle concessioni, garantendo così una reale concorrenza che veda anche la possibilità di un maggiore sfruttamento pubblico delle risorse idriche, pur nel rispetto delle regole di mercato.

Assistiamo invece ad una liberalizzazione con poche regole, che finisce per agevolare il privato che, disponendo delle risorse tecniche ed economiche, surclassa il pubblico a scapito delle ricadute economiche per la comunità. L’equilibrio del rapporto tra pubblico e privato è un tema delicato, che pertanto andrebbe regolamentato, gestito e governato con cura e attenzione.

Riteniamo pertanto, come richiesto nell’ODG, che Stato e Regione possano intervenire nell’ambito della revisione di una legge quadro che interessa un settore, quello energetico, in rapidissima evoluzione e che dunque richiede una costante verifica e modifica della normativa corrente che eviti danni ambientali, errori strategici e sperequazioni di varia natura.

Alla Provincia, per quanto di sua competenza, vorremmo chiedere di rinnovare lo studio sul potenziale idroelettrico del territorio, per verificare se alla luce dell’evoluzione del mercato dell’energia e nell’ambito dello sviluppo delle nuove tecnologie, non sia opportuna una rimodulazione della disponibilità potenziale espressa dal nostro territorio.

Il tema generale, su questo come su altri argomenti, crediamo infine debba essere la capacità politica di governare i processi. Amministrare i processi di sviluppo significa: 1) non rinunciare a realizzare opere e infrastrutture (sia pubbliche che private), ma avendo un chiaro rifermento rispetto alla compatibilità ambientale complessiva del territorio, che deve essere verificata rispetto a nuovi possibili interventi; 2) fornire agli enti preposti gli strumenti per poter esercitare efficacemente l’azione di controllo sulle opere; 3) mettere i soggetti pubblici in grado di competere con il privato. La tutela ambientale riteniamo debba essere il primo parametro di riferimento, il perimetro all’interno del quale svolgere le ulteriori valutazioni di fattibilità di tali opere.

Ricordiamo infine che trattandosi dello sfruttamento di una risorsa pubblica, dovrebbe essere sempre garantito, in ultima istanza, un ritorno economico al territorio, sia diretto (se l’assegnazione andrà al pubblico) sia indiretto (se l’assegnazione andrà al privato). Ciò affinché la concorrenza reale possa innescare processi virtuosi che finiscano, in qualunque caso, per garantire la giusta compensazione ai territori e ai cittadini".