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VOGOGNA- 07-03-2018- "Questa rielezione, avvenuta in un contesto oggettivamente difficile per le forze del centrosinistra, può essere letta sotto diversi punti di vista”. Così l'onorevole ossolano Enrico Borghi commenta la sua rielezione alla Camera dei Deputati tra la fila del Partito Democratico: “ Dal punto di vista strettamente "tecnico", di applicazione della normativa elettorale, non è vero come è capitato di sentire e di leggere che si tratti di un "ripescaggio", o di un "recupero grazie ai resti". Premesso che anche nei casi in cui ciò avviene, si tratta di un'elezione di piena legittimità (come avvenuto ad esempio -per rimanere sul piano territoriale- per l'elezione dei nuovi deputati di Forza Italia Sozzani o della Lega Liuni che accedono al seggio con il meccanismo di riparto proporzionale tramite i migliori resti), nel caso del collegio dell'Alto Piemonte il Partito Democratico ha conseguito una percentuale del 18.9 percento, superiore dello 0,2% rispetto alla media nazionale e del 2,3% in più rispetto al quoziente pieno per il conseguimento del seggio diretto. Questo seggio pieno i Democratici del "quadrante" lo hanno conseguito realizzando nel Vco la migliore performance dell'intero Piemonte 2, e conseguendo importanti risultati in particolare nelle città di Verbania e di Novara. Tutto ciò ha conseguito di superare sia come percentuale che come voti assoluti il collegio di Vicenza, dove era candidata in contemporanea la capolista Lucia Annibali, e quindi di far scattare la previsione di legge che assegna al peggiore collegio in assoluto in presenza di pluricandidature la attribuzione del seggio. Quindi elezione piena, con riparto nella quota proporzionale, perché si sono conseguiti più voti nella graduatoria interna al Pd -come avviene nei sistemi proporzionali-  anziché ripescaggio o recupero.

Dal punto di vista più politico, che ovviamente è ciò che maggiormente conta, dobbiamo trarre alcune conseguenze da questo voto, nella consapevolezza che quando il popolo si esprime in democrazia ha sempre ragione e non esiste un destino cinico e baro. Dobbiamo comprendere le motivazioni per le quali abbiamo perso per strada in questi anni molti consensi, e soprattutto riflettere sulle ragioni per le quali soprattutto nei ceti popolari e nelle fasce di popolazione meno abbienti si è registrato un travaso di consensi dal Pd agli altri partiti. Non possiamo accettare la propensione a trasformarci in un partito che parla solo alle èlites del Paese, ma trovare il modo nel quale sia possibile ricostruire il senso e la ragione di un partito che sappia rappresentare in una dimensione maggioritaria i vari strati sociali e territoriali che costituiscono l'Italia. Per questo ci sarà molto da lavorare, perché queste elezioni ci dicono che sia il modello "novecentesco" della sinistra (rappresentato da LeU, che compie la sua parabola di "bertinottizzazione" anche nei numeri) che il modello "blairiano" della "terza via" spesso incarnato da noi del Pd sono datati e da archiviare. Dobbiamo costruire i Democratici del terzo millennio, che sappiano coniugare solidarietà con modernità, sicurezza con sviluppo economico, e sappiano parlare ad una società che oggi ha dato fiducia ad una declinazione "trumpiana" dell'offerta politica. Per fare questo, in una democrazia chi ha perso -come noi- sta all'opposizione, e costruisce le ragioni dell'alternanza per le prossime occasioni elettorali, senza scorciatoie o vie di fuga di stampelle varie di cui sento parlare in queste ore. Salvini e Di Maio hanno vinto, e a loro spetta l'onore e l'onore di governare l'Italia, e il dovere etico e morale di tradurre in pratica le impegnative promesse che hanno fatto. Noi abbiamo perso, e ci spetta un compito essenziale in un regime parlamentare che è quello della minoranza.

Detto ciò, desidero approfittare dell'occasione per ringraziare tutte le elettrici e gli elettori che hanno avuto fiducia nel Partito Democratico, e nel sottoscritto. Siamo già al lavoro per non deluderli, e per ricostruire le ragioni per una nuova stagione di una sinistra di governo per l'Italia, quando si sperimenterà con mano la fallacia e l'impraticabilità delle proposte politiche populiste oggi vincitrici nelle urne".

Enrico Borghi