1

Alberti Giani suona

DOMODOSSOLA-31-3-2018- La sera del Venerdì Santo la tradizionale Via Crucis al Sacro Monte Calvario di Domodossola è stata accompagnata da un brano di musica liturgica appositamente scritto per l'’occasione da un autore ossolano. Le “Sette Parole del Signore sulla Croce” sono state intonate da Adriano Alberti Giani per soprano solo, coro a quattro voci miste, quintetto d’archi (violino 1° e 2°, viola, violoncello e contrabbasso), due flauti e organo: “La partitura -– spiega l’'autore - è composta da otto brani: un’introduzione e le “Sette Parole”, per una durata di circa 20 minuti. In questa composizione ho cercato di dare senso alle emozioni e al significato dei testi utilizzati, tratti dai Vangeli per le “Parole” e da un versetto del “Te Deum” per l'introduzione. Ho iniziato a scriverla nel marzo del 2016 –-prosegue - e l’'ho completata a gennaio di quest’'anno; ho lavorato in modo non continuativo, con parecchie pause e ripensamenti, con l'’aiuto e i consigli di due bravi musicisti, Marco Immovilli e Manfred Nesti, che ha diretto l'’esecuzione venerdì””. La rievocazione del percorso di agonia di Nostro Signore è una tradizione tipica del Sacro Monte domese: fu introdotta nel 1831 dal Padre Rosminiano Luigi Gentili, primo missionario della congregazione in Inghilterra. Venne abbandonata negli anni ‘50 del secolo scorso per poi essere ripresa nel 1986, in forma limitata al canto delle “Sette Parole”. A chiedere di recuperarla fu don Emilio Comper, allora Rettore del Calvario; il compito fu affidato all'’indimenticato don Aldo Pernat, fondatore della Corale di Calice, co – fondatore della Camerata Strumentale di S. Quirico e della rinata Schola Gregoriana del Sacro Monte Calvario. Non è la prima volta che autori locali si cimentano con le “Sette Parole”; basti citare Renato Grisoni, il Ticinese Claudio Cavadini e, in anni recenti, Roberto Olzer. Adriano Alberti Giani ha composto altre opere per complessi vocali del nostro territorio: ““Innazitutto va detto che non sono un musicista professionista – spiega - a parte una licenza di teoria e solfeggio non ho altri titoli accademici. Ho studiato un po’ il pianoforte e un po’ di più l’organo, che sento come mio strumento. Le conoscenze che ho acquisito derivano dal lavoro diretto sul campo: sono organista al Calvario dal 1980 e ho iniziato a dirigere la Corale di Calice nel 1983. Tutto questo mi ha aiutato ad avere buona conoscenza della liturgia e della musica sacra di ogni periodo, anche postconciliare (con chitarre & company); mi ha dato la volontà e la possibilità di far musica anche con archi e altri strumenti; mi ha permesso di acquisire conoscenze pratiche importanti, anche sull'’utilizzo degli strumenti stessi, della voce e dell’'armonia. Per il coro avevo già scritto alcune cosette: ad esempio un “Miserere” a cinque voci a cappella in falso bordone, nello stile di quello di Allegri reso famoso dall’'aneddoto mozartiano. L'’abbiamo eseguito diverse volte il Venerdì Santo. Inoltre, per coro e strumenti, un “Ave Verum” e un canto di comunione per la Pasqua. Mi sono anche divertito ad orchestrare le musiche utilizzate durante la Messa di Ringraziamento per la Beatificazione di Antonio Rosmini, celebrata a Stresa nel 2007, oltre ad alcune composizioni del nostro padre Rettore, don Pierluigi Giroli, in occasione del 150° anniversario della morte di Rosmini (2005). Ultimamente ho scritto gli interventi della folla, in polifonia a quattro voci, per il canto del “Passio” al Calvario, per la Domenica delle Palme (dai Vangeli di Matteo, Marco e Luca) e per il Venerdì Santo (dal Vangelo di Giovanni). Ho pure armonizzato ed elaborato, su commissione di Gianfranco Zammaretti, le parti brevi per coro maschile della Messa di Vagna e alcuni brani della tradizione sacra popolare dei Cantori di Viganella, musiche tutte pubblicate sul secondo volume dei “Canti di Casa Nostra” del Coro Valdossola. La composizione delle Sette Parole è stato il traguardo di tutta questa attività”.” A quale genere musicale si potrebbero attribuire le composizioni di Alberti Giani? ““Non c’è un genere a cui mi ispiro -– risponde- cerco sempre, e non è facile, di mettere sulla carta sensazioni e colori che mi passano per la testa”.” 

Mauro Zuccari