
DOMODOSSOLA- 15-04-2018- Nella serata di venerdì 13 aprile, nel salone polifunzionale di Casa
Don Gianni a Domodossola, di fronte a un numerosissimo pubblico, don Sergio Chiesa presidente dell'Associazione “Cibo è salute” nonché consigliere della Fondazione Internazionale Kousmine, ha svolto una relazione su una particolare tematica, ricorrente nella quotidianità di ogni individuo, dal titolo “La vita: una catastrofe ma non una tragedia”.
Don Chiesa ha esordito sottolineando che moltissime persone hanno un modo di vivere ripiegato sullo ieri e sul domani, anziché vivere l'oggi.
“Questo modo di affrontare la quotidianità minimizzando veramente le lacerazioni delle negatività della vita, non toglie niente a quelli che sono i disastri della vita stessa; quindi, si deve dedurre che la vita è una catastrofe per tante cose che avvengono. C'è però un modo di affrontarla per far si di non renderla tragedia, bensì sfida da affrontare e da vincere.
Ed è proprio dentro di tutti noi questo modo diverso di vivere; quindi non c'è niente di esterno che possa rovinarci la vita, a meno che noi non la si affronti in modo sbagliato”.
Don Chiesa ha proseguito poi citando una serie di eventi che sono ritenuti catastrofici e altri, al contrario, che valutati separatamente, non sono ritenuti tali.
Nel primo caso ha citato i terremoti, frane, eruzioni vulcaniche, gravi incidenti; nel secondo la presenza in famiglia di un adolescente critico, la separazione di una coppia, la malattia invalidante di una persona che comporta dolori continui, incidenti stradali e sul lavoro.
“Purtroppo le persone non si rendono conto che la vita comporta una serie di eventi ininterrotti, benché saltuari, che altro non sono che catastrofi.
E, dunque, è opportuno cambiare modo di vivere, sapendo che queste catastrofi non dipendono da noi e, quindi, non ci devono condizionare la vita, in quanto questa deve essere interessante, piena, bella da vivere e degna di essere vissuta.
E, purtroppo, la non corretta interpretazione di questi eventi porta spesso alla depressione”.
Don Chiesa ha quindi citato a proposito una statistica dell'ISTAT, di alcuni anni fa, sull'uso di tranquillanti in Italia: quattro milioni di confezioni consumate annualmente. Il consumo di una tale quantità di farmaci, significa che un numero veramente impressionante di Italiani deve ricorrere a tali prodotti per non vivere nell'angoscia, alterando chimicamente lo stato psichico del loro cervello e, nonostante tutto, continuando a rifiutare di considerare la vita una catastrofe.
Tra le cause di depressione più frequenti, don Chiesa ha elencato il sognare troppo e la paura. Nel primo caso, il desiderio frustrato è sempre fonte di una profonda infelicità; mentre la paura se diventa “pensiero ricorrente” assume connotazioni inutili e, addirittura, distruttive.
Vivere l'oggi compiutamente, accendere le luci sulle cose belle della vita, spegnendole invece sui fatti che non si possono cambiare, far fronte alla fatica per riuscire a risolvere i problemi quotidiani, profondendo il massimo impegno sino in fondo e, se anche non si riuscirà completamente nell'intento, l'importante è uscirne a testa alta.
Don Chiesa ha concluso il suo intervento dichiarando “Tre sono i fondamenti per vivere serenamente: Non mettere in conto le catastrofi, piccole o grandi, in quanto non si è vittima di un destino perverso. Non confondere i fatti con i problemi: distinguere i fatti che non si possono modificare e cercare invece di risolvere i problemi conseguenti. Infine non giudicare, sia gli altri, sia se stessi; eccezion fatta per casi di denigrazione che potrebbero compromettere le relazioni sociali.
Affrontiamo pertanto i problemi della vita con dignità, riducendoli alle loro vere dimensioni; questo significa progettare e non sognare e, sopra tutto, non giudicare.
Quest'ultima considerazione è stata, tra l'altro, ripetutamente riaffermata recentemente anche da Papa Francesco”.
Piero Pagani


