VCO - 09-04-2019 - Rammarico per la decisone del Consiglio Comunale di Premosello di dire no alla posa del Toro di granito; la esprimono Elio Fovanna e Valerio Rossi, che hanno acquistato per 12mila euro la statua per farne dono al Club granata Vittorio Pozzo e commemorare a 70 anni dalla tragedia di Superga la "favola" del Grande Torino e il suo insegnamento senza tempo. Cosa ne sarà ora del monumento rifiutato? Fovanna e Rossi stanno considerando l'idea di farne dono allo Stadio Filadelfia, tempio delle memorie e delle imprese granata, e scrivono:
Siamo venuti a conoscenza che mercoledì 3 aprile 2019 il Consiglio Comunale di Premosello, a maggioranza, ha respinto la richiesta inoltrata dal locale Torino Club Vittorio Pozzo di posare la scultura raffigurante un Toro in carica, accanto al cippo del Grande Torino, sull’area antistante il circolo.
Siamo più rammaricati che stupiti di tale decisione. Noi ci limitiamo ad una semplice presa d’atto non senza affermare che, ad essere penalizzati non siamo noi proprietari, bensì i bambini, gli sportivi e l’immagine del paese, essendosi ormai diffusa, in tutto il territorio nazionale, la notizia che nel nostro Comune si sarebbe commemorato il 70° anniversario della tragedia di Superga in modo del tutto speciale.
Ne spieghiamo le ragioni.
La scultura è un’opera d’arte di rara bellezza: tratta da un unico blocco di granito rosa ne è uscita una imponente e perfetta rappresentazione di un animale forte e aggressivo, perfetta la muscolatura, le corna affilate ed il muso basso pronto a caricare; alto circa 130 cm, lungo quasi due metri e 14 quintali di peso.
Devono poi essere considerate le ragioni esclusivamente di carattere sociale che ci hanno indotto ad acquistare la statua dalla ditta Maffioli di Fondotoce al prezzo di 12.000,00 Euro (dodicimila/00) e che di seguito esponiamo.
Nel mondo sportivo fatto di comunicazione mediatica esasperata e di mercificazione dello spirito sportivo, il Torino, con tutti i suoi impareggiabili tifosi, è ancora oggi un modello inimitabile: una favola.
E come tutte le favole va raccontata ai bambini, perché la magica e leggendaria storia del Grande Torino è immortale.
Noi proprietari della scultura, affidandola in uso al club Vittorio Pozzo come era nelle nostre intenzioni, avremmo voluto raccontare, soprattutto ai nostri bambini, la favola granata. C’era una volta il Toro, - di solito si inizia così- il Grande Torino che perì a Superga il 4 maggio 1949 ma che dava la sensazione di poter vincere all’infinito; infatti riuscì a risorgere e vincere di nuovo lo scudetto nel 1976 ed a sfiorarne altri due o tre negli anni 70/80 che, tutti dicono, avrebbe invece meritato di vincere. Lo fecero fallire nel 2005, ma ancora una volta grazie ai suoi impareggiabili ed indomiti tifosi, riuscì a risalire la china.
Non si diventa tifoso del Toro come di qualsiasi altra squadra plurimilionaria più o meno strisciata, ma per i valori intrinseci che rappresenta. Senso di appartenenza, il non mollare mai, saper fare festa anche in caso di sconfitta. Essere tifosi del Toro è una missione ereditaria che si tramanda di generazione in generazione.
Noi siamo diventati granata grazie al nostro parrucchiere Italo che fin dai primi anni della nostra esistenza dopo il taglio dei capelli ci metteva “il profumo del Torino”.
La scultura raffigurante il Toro avrebbe dovuto raccontare ai ragazzi che il granata è una seconda pelle, è l’orgoglio per quel colore così intenso, sanguigno e denso di vita. Questo, il nostro club avrebbe dovuto tramandare ai nostri ragazzi in occasione, anche, di un evento appositamente programmato.
Infine sarebbe stato bello utilizzare la scultura del Toro per far diventare il nostro Club Vittorio Pozzo, unico in Italia ad avere come simbolo una opera d’arte così bella, il fulcro del tifo granata, capace di attrarre gli amici appartenenti alla stessa fede sportiva sparsi in tutt’Italia e far conoscere ancor di più il nostro Comune.
Peccato che tutto questo non sia stato capito. Dispiaciuti ancor di più poiché all’interno del Consiglio Comunale ci sono persone che si ritengono di fede granata ma che, inspiegabilmente, hanno preferito anteporre ragioni di carattere politico di basso profilo. Non solo, abbiamo pure scritto al Club che pur di non pesare sui contribuenti ci saremmo fatti carico delle spese di sistemazione dell’area interessata alla posa.
E ora che facciamo? Ci terremo il nostro bel Toro, solo e malinconico nella nostra……stalla e poi chissà! Visto che è stato rifiutato in casa nostra, all’interno dello Stadio Filadelfia potrebbe dare una carica esplosiva ai nostri campioni del Toro per tornare a vincere come un tempo.
Ci penseremo.