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domodossola vista altissima

PIEMONTE- 18-04-2021--Sempre all'interno del Comune, insieme alla piccola Asia, scelgo un percorso a nord della città, abbastanza faticoso nell'ultimo tratto di salita. Vale, però, la pena di soffrire un po' per godersi lo splendido panorama dall'alto verso Domodossola.

ALPE TERMINE

MARZO 2021

Dislivello: 950 m. Tempo totale: 5 h 30’. Sviluppo: 14 km

Partiamo dal parcheggio di Mocogna, 330, nell’ennesima splendida giornata di questo inizio primavera troppo secco per essere vero. Serve la pioggia, nella speranza che il mese di aprile non ci faccia pagare un conto troppo salato, come spesso avviene.

Attraversiamo la frazione e imbocchiamo la strada per Monteossolano. Prima del tornante iniziale teniamo la destra ed andiamo ad attraversare i miseri resti del Rio Deseno. Sicuramente le centraline idroelettriche private, come quella che incontriamo dopo il guado, consentono, con la loro sete insaziabile, grossi risparmi sulla costruzione di quei manufatti edili chiamati anche ponti e che, una volta, erano indispensabili. Proseguiamo sul sentiero evidente e ben segnato, sempre diretti a nord, passando dalla località Ardignaga di Caddo, dove si trova la Torre, forse del tredicesimo secolo.

Si comincia a salire, tenendo alla nostra destra ampi terrazzamenti dove si lavora per preparare dei vigneti. Il passo sarà per tutto il giorno tranquillo, o quasi, perché nel frattempo abbiamo incontrato un ex alpinista, nonché istruttore di sci alpino solo in alta Valle Antrona, che lamenta, proditoriamente, malanni vari, scarso allenamento, età avanzata e così via. A ripidi strappi si alternano tratti pianeggianti e brevi discese che, considerando anche il ritorno sullo stesso sentiero, incrementeranno considerevolmente il dislivello odierno.

Dopo tre quarti d’ora arriviamo ad un bivio. Il sentiero basso, sulla destra, porterebbe direttamente a Monte e, di qui, a Canei. Noi teniamo la sinistra, continuando a salire, in direzione di Pinezzo e Onzo. Incontriamo anche un breve tratto roccioso con comode cordine metalliche. Un’altra mezzora e siamo all’Alpe Pinezzo. Lungo una pista sterrata incontriamo una bella baita al Belvedere di Arcciccia, 560, così battezzato da un cartello in legno. In località Rolo, 585, incrociamo la strada asfaltata che da Canei sale a Onzo e all’Alpe d’Andromia. In buona sostanza la passeggiata da Mocogna fin qui è abbastanza lunga e richiede un po’ di allenamento.

Proseguiamo sulla strada fino a quota 670, dove, sulla sinistra e sotto la strada, parte il sentiero per l’Alpe Termine. Qui giace un palo metallico da cui il vandalo di turno ha divelto scientificamente tutti i cartelli indicatori, compreso quello per la nostra meta. Il sentiero è evidente e segnato, a tratti sporco e abbastanza faticoso, anche grazie al caldo odierno piuttosto imprevisto. Camminiamo adesso in direzione sud ovest.

L’anziano ex alpinista si porta in testa al gruppetto e non si volta più indietro. Del resto, conoscendolo da decenni, non me ne meraviglio. Il suo passo non è propriamente quello di uno sofferente e pieno di acciacchi. A quota 885, nel bosco, incontriamo delle baite non battezzate. Dopo tre ore dalla partenza siamo all’Alpe Termine, 1065. Di qui si gode di un panorama bellissimo sulla piana ossolana ed in particolare sulla nostra città, l’urbe per gli amici verbanesi.

C’è una bellissima baita, direi anzi villa, recintata, oltre a dei vecchi ruderi. Cerchiamo con scarso successo il sentiero che, sempre in direzione sud ovest, sale verso la Colma e l’Alpe Fuori e che avevamo già percorso tranquillamente nel 2010. Rinunciamo e a me non dispiace, visto che ne sarebbe uscito un giro himalaiano, considerando il campo base (Mocogna) molto in basso. In due ore e mezza, lungo il percorso di salita, ritorno con la piccola Asia al campo base, dopo aver abbandonato per strada l’ex alpinista, diretto altrove.

Gianpaolo Fabbri

 

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