PIEMONTE- 25-04-2021-- Anche il Moncucco ha il suo Grande Est, meno vasto e pianeggiante di quello di Devero, ripido e selvaggio nonostante la vicinanza alle due città dell'Alta Ossola, Domodossola e Villadossola, ma pieno di alpeggi, frazioni alte, chiese e oratori, una Riserva Naturale Patrimonio dell’UNESCO, sentieri per tutti i gusti, percorsi di ogni lunghezza. Quello qui raccontato è da catalogare fra quelli lunghi e faticosi.
GITA N. 34 – O 24 CORTE DEI RAFFI
MARZO 2021
Dislivello: 1200 m. Tempo totale: 6 h 30’. Sviluppo: 18 km
Un’altra giornata stupenda e troppo calda per essere a fine marzo, con la pandemia che continua a limitarci, mi vede, con la vivace compagnia di Asia, posteggiare in prossimità del cimitero di Crosiggia, 402, frazione alta di Domodossola. Il programma, piuttosto ambizioso, è di percorrere in lungo e in largo il versante orientale della montagna di Domodossola e Villadossola, il Moncucco. Lungo il sentiero più amato e frequentato dai domesi, con brevi strappi e tratti pianeggianti, arriviamo all’Oratorio di Sant’Antonio e alla borgata di Anzuno, 551. Attraversiamo il borgo e il Rio d’Anzuno in località Molini, 566, e, in breve, siamo alla Cappella Dell’Oro, 602. Qui le persone normali proseguono, quasi in piano, verso Tappia.
I masochisti, che alla bellezza della montagna cercano di abbinare un po’ di sofferenza, imboccano un ripido sentiero sulla destra, utilizzato per il downhill, che sale ad incrociare la strada proveniente da Tappia a quota 740 circa. Fin qui un’ora e un quarto. Il sole è già molto caldo, solo Asia sembra fresca. Proseguiamo sulla strada, passando dalla fontana di cemento in località Campaccio, 801, fino a Orzalina, 881. Durante una breve pausa vediamo arrivare un amico, una specie di locomotiva, che proviene da Villa Centro, giusto per “fare due passi”. Proseguiamo insieme, a distanza di sicurezza e senza effusioni, non sentendoci particolarmente in colpa. Riprendiamo il sentiero nel bosco di faggi e raggiungiamo l’Alpe Mere Inferiore, 1040, e l’Alpe Mere, 1080.
Un altro tratto di strada e, di nuovo su sentiero, eccoci all’Alpe Tresenta, 1170. Qui il bosco è più rado. All’Alpe Bogo Sotto, 1195, una breve pausa. L’ultimo sforzo ci porta all’Alpe Corte dei Raffi, 1384, dopo un’ora e venti minuti. Qui finisce anche la strada e troviamo un po’ di neve. Ci permettiamo una rapida colazione. I cartelli segnaletici, sia qui che più in alto, sono stati vandalizzati: la civiltà è arrivata anche ai piedi del Moncucco. Qui si arriva anche da Foppiano, sopra Lusentino, con un bel sentiero che avevo percorso qualche decennio fa. E’ ancora indicato sulle cartine, ma non so in che condizioni sia ora. Riprendiamo la salita nel bosco per un centinaio di metri, passando dal bivio, indicato e vandalizzato, per Casalavera Teniamo la sinistra (sud ovest) ed attraversiamo su una traccia evidente, iniziando finalmente ad abbassarci dolcemente, prati molto ripidi ancora “schiacciati” dalla neve appena sciolta. Incontriamo anche il residuo di una slavina.
Serve attenzione. Arriviamo sulla cresta sud est del Moncucco, che dà sulla Val Brevettola e che chiamano anche “Filo del Moncucco”. Poco sotto troviamo la Cappella di San Bernardo, 1451, ristrutturata nel 2007. Tre quarti d’ora da Corte dei Raffi. Il panorama è grandioso, fino al Monte Rosa. Anche da qui la discesa sul sentiero evidente richiede attenzione, almeno per la mezz’ora abbondante fino all’Alpe La Colma, 1261, dove si opta per la pausa pranzo. Questo breve tratto, anche se molto ripido e impervio, è preferibile percorrerlo in salita. Di qui in giù la discesa è tranquilla e, passando in prossimità di Baione, 971, raggiungiamo, appena prima di Sogno, il sentiero diretto a Tappia, a quota 750 circa.
Torniamo verso nord est, scendiamo ad attraversare il riale della Val Stramba e risaliamo fino al bivio per Maianco Superiore, dove l’amico di Villadossola scende verso Gabbio e poi casa sua. Passando per Maianco Inferiore, 690, raggiungiamo Tappia, 624, dopo un’ora e tre quarti dalla pausa pranzo. Un’altra ora per chiudere l’ennesimo anello alla Cappella Dell’Oro e per raggiungere Anzuno e Crosiggia con le gambe quasi in riserva.
Gianpaolo Fabbri