ANZASCA- 12-12-2021-- Andiamo a scoprire un’altra bellissima laterale di sinistra della Valle Anzasca, la valle del Rio Lasino, che da Vanzone sale fino alla grande croce di vetta del Pizzo San Martino. Con altro allenamento e, forse, altra età si potrebbe anche pensare di farsi i duemila metri di dislivello. Oggi ci accontentiamo di salire a poco più di metà strada, all’Alpe Asinello.
GITA N. 52 – ALPE ASINELLO
SETTEMBRE 2021
Dislivello: 1050 m. Sviluppo: 9 km. Tempo totale: 5 h.
Dopo il centro di Vanzone una strada sale a destra e raggiunge la frazione Ronchi Dentro, 750, dove il parcheggio è occupato per lavori di raccolta legna, ma, previi accordi con delle persone gentili, troviamo comunque una buona sistemazione per le auto.
Ci muoviamo di venerdì perché si tratta dell’unica giornata decente di una settimana perturbata. L’ombrello nello zaino mi garantisce che la pioggia prevista di pomeriggio verrà rinviata. Cinque anziani sono sopportati anche oggi dalla forte e paziente signora che è sempre con noi. Saliamo subito attraversando la frazione ed entriamo nel bosco. Il sentiero B20a è ripido e ci scalda subito.
Più in alto si congiunge con il sentiero B20 che parte dal centro di Vanzone. Proseguiamo, con rari tratti che danno respiro, e, in meno di un’ora, arriviamo a Pianezzo, 1172. Abbiamo offerto l’onore di “fare il passo” all’anziano maestro di sci taroccato che lamenta sempre malanni e scarso allenamento, sebbene cammini due o tre volte alla settimana. Sperando così in una giornata riposante, abbiamo una cocente delusione perché la guida non ci darà tregua per tutta la salita. Riusciamo ad imporgli una breve pausa colazione all’Alpe Briga, 1335, che raggiungiamo dopo mezz’ora di bel sentiero nel bosco.
Qui si gode di uno splendido scorcio sulle quattro cime della parete est del Monte Rosa, leggermente imbiancate nei giorni scorsi. Riprendiamo a salire, sempre nel bosco, e troviamo abbondanti tracce, che è meglio non calpestare, di bovini. Li incontriamo all’Alpe Motto, 1535, che raggiungiamo in mezz’ora. Si tratta di yak, i bovini tibetani, questi di colore marrone scuro, che hanno grandi polmoni e globuli rossi da vendere, adatti quindi alle alte quote e alla vita spartana delle terre himalayane. Per loro i nostri alpeggi sono un vero paradiso.
Molto simili, ma di provenienza diversa, sono le mucche Highlander scozzesi che abbiamo incontrato in Valle Vigezzo e in Valle Isorno negli anni scorsi. Usciamo dal bosco ed attraversiamo su un ponticello di legno il Rio Lasino, passando sulla destra orografica. L’ultimo strappo lungo il sentiero sempre evidente ci porta all’Alpe Asinello, 1831, in poco meno di un’ora. I forti del gruppo, cioè gli altri cinque, proseguirebbero volentieri, ma si lasciano contagiare dalla mia pigrizia e ci crogioliamo al sole di questa giornata ancora estiva.
Qui si può salire verso nord al bivacco Lamè, ai Laghi Sfondati e al Pizzo San Martino e, verso nord ovest, all’Alpe Crosa, al Lago Grande, ai Laghi di Prebianca e al Passo di Lareccio. Tutte bellissime mete, ma, a parte l’Alpe Crosa e il Lago Grande, ancora piuttosto lontane. Dopo il pranzo molto più lungo del solito torniamo verso valle. All’Alpe Briga incontriamo altri yak, che ci vengono incontro, forse alla ricerca di sale, con due vitellini neri.
La discesa da questa ennesima valle incantata della nostra splendida Ossola dura circa due ore, dopodiché festeggiamo in un bar di Vanzone.
Gianpaolo Fabbri