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spotigine fabbri

PREMIA- 20-03-2022-- Cacciava in questi luoghi, ma senza provocare gravi danni alla fauna montana, un mio carissimo vecchio parente, andato avanti anni fa.

Mi raccontava dei suoi cari amici e dell’incanto dell’Alpe Termine e dell’Alpe Spotigine. Sono riuscito finalmente a salire qui grazie ad un amico, rocciosa guida walser, ed ho capito che il grande vecchio aveva proprio ragione. La gita non è consigliata in inverno, se non con esperti conoscitori del territorio.

GITA N. 66 O 24 Spotigine e Termine

GENNAIO 2022

Dislivello: 1100 m. Tempo: 5 h 15' + un’ora. Sviluppo: 12,2 km.

Una signora e sei anziani bevono un caffè a Premia all’alba delle otto e, in auto, salgono alla frazione Albogno, 885. Inutile aggiungere cento metri di dislivello su asfalto a quello che oggi ha già previsto per noi la nostra rocciosa guida walser indigena.

Al bar un amico della guida ci sconsiglia il sentiero che passa da Pianez e La Scala perché deve ancora essere ripulito da decine di alberi abbattuti dal vento. Nella piccola area di sosta assistiamo alle sofferte e inconcludenti manovre per parcheggiare di un anziano ex alpinista, decisamente più portato per altri tipi di attività. Alla fine la vince l’auto che rimane un po’ di traverso. Si aggrega al gruppo, e ci seguirà per tutto il giorno, Iole, una tenera cagnolina molto socievole e dotata di targhetta con nome e numero di telefono dei padroni.

Anche oggi non contiamo sulle cartine più aggiornate, che di alcuni sentieri ignorano l’esistenza, ma sulla grande conoscenza del territorio di chi ci guida. Il primo tratto del sentiero G 17 è pianeggiante, seguito da uno strappo che ci porta in poco più di un quarto d’ora all’Oratorio della Madonna dell’Oro del 1739, a quota 965. Prima breve pausa. La mulattiera bellissima, incredibilmente ricavata su queste pareti strapiombanti, sale decisamente e ci aiuta a non sentire il freddo.

Dopo circa tre quarti d’ora, poco dopo una cappelletta a quota 1230, incontriamo un bivio mal indicato e, invece di proseguire diritti verso Almaiò, dove passeremo al ritorno, ci inerpichiamo a sinistra, sempre sul sentiero G 17. Poco dopo, al disopra degli strapiombi,  entriamo nel bellissimo e ripido bosco di abeti che ci porterà alla nostra meta finale. Sopra quota 1500 incontriamo delle baite e ci spostiamo di poco alla nostra sinistra (sud), in piano, per la pausa colazione di fronte alle due ancora utilizzate. Di quest’alpe le cartine non danno notizie.

A 1600 incontriamo le prime tracce di neve: che tristezza a metà gennaio! Dopo un’ora e tre quarti, sempre con le ridotte inserite, arriviamo all’Alpe Spotigine (o Spotigene), 1820, dove due amici della nostra guida stanno lavorando ad una bellissima baita. Qui di neve ce ne sono forse venti centimetri, ma solo in ombra e con l’aiuto del vento. Al sole, in tenuta quasi estiva, mangiamo qualcosa con tutta calma.

Ci dirigiamo di qui a nord lungo un sentiero non evidentissimo, in leggera discesa, verso quella che per noi è l’Alpe Termine, 1711, La Balma per la cartina. In un tratto in ombra la neve ci fa perdere la traccia e ci abbassiamo troppo. Grazie alla tecnologia ed all’intuito walser recuperiamo il sentiero, dopo aver tribolato per più di mezz’ora su questo terreno impegnativo.

Da Termine si scende decisamente, stando però attenti ad imboccare nel primo tratto il sentiero, non molto segnato, che poi diventa evidente. Nel tratto alto siamo in un bosco di faggi. Durante la discesa incontriamo, più in basso, due guadi di ruscelli completamente gelati. Il primo lo superiamo risalendo di qualche decina di metri sul terreno ripido e “sporco”. Per il secondo ci aiuta una provvidenziale cordina di ferro tesa da mani pietose.

Negli zaini ci sono comunque un pezzo di corda e un paio di ramponi. D’inverno è sempre buona cosa. Anche per questi due guadi si perde del tempo. In totale, fra guadi e tribolazioni, perdiamo circa un’ora. Arriviamo ad Almaiò, 1218, e, poco più in basso, chiudiamo l’anello odierno al bivio a quota 1230. Ripassando dall’Oratorio della Madonna dell’Oro, torniamo alle auto.

Escludendo le perdite di tempo, la discesa da Spotigine dura due ore e mezza. La piccola Iole sente odor di casa e ci lascia solo un bel ricordo: un anziano pensava già ad un’adozione. La guida, oltre ad averci portati a casa  sani e salvi, ci offre anche da bere per concludere in bellezza l’avventurosa giornata.

Gianpaolo Fabbri

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