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fracchia bassetta fabbri

VIGEZZO- 27-11-2022-- Un’escursione abbastanza breve si trasforma, grazie al protrarsi del bel tempo, in un’escursione rispettabile, con buon dislivello. La Costa di Fracchia e il Monte Bassetta erano, per quasi tutti noi, degli illustri sconosciuti.

GITA N. 99 O 24 COSTA DI FRACCHIA – MONTE BASSETTA

OTTOBRE 2022

Dislivello: 1064 m. Sviluppo: 9,8 km. Tempo: 4 h 10'.

Tre anziani e due forti signore si ritrovano all’imbocco della Valle Vigezzo. Il rientro nei ranghi di un esperto, attualmente impegnato con la caccia, capita a puntino, perché è l’unico ad aver percorso, sia pure tanti anni fa, la misteriosa, per noi, Costa di Fracchia.

Il tempo incerto previsto nel pomeriggio ci ha indotti a scegliere un’escursione abbastanza breve. Parcheggiamo un’auto in zona pineta a Santa Maria Maggiore, dove i parcheggi “ufficiali” sembra siano a pagamento anche in un nuvoloso giorno infrasettimanale di ottobre inoltrato.

Con l’altra ci portiamo al bar Orso Bianco, 770, in località Siberia, che sarà oggi il nostro campo base, oltreché sito ufficiale per caffè all’alba e birra post gitam. Con cielo nuvoloso e, più tardi, rari sprazzi di sole ci avviamo lungo una stradina asfaltata diretta “sotto montagna” in direzione sud, aldilà del torrente La Riana, normalmente asciutto.

Qui incontriamo subito, sulla sinistra, un tratto della pista di fondo che si trasformerà in bella mulattiera, M08a, e il cartello segnaletico per l’Alpe Bugella, prima meta della giornata. Tanti dolci tornanti nel bosco di abeti e poi di faggi ci portano, con passo tranquillo ma redditizio, in poco più di tre quarti d’ora all’Alpe Bugella, 1172. L’alpe è diroccata, come altre baite su questa dorsale dal nome fantozziano (Costa di Fracchia), larga, in morbida salita, con sentiero abbastanza segnato con punti rossi sugli alberi.

Qui di acqua non ce n’è. Non si può comunque sbagliare stando al centro della vasta dorsale. Incontriamo anche il primo nido di cattivissime vespe di terra, difficili da individuare. Sono pericolose e molto aggressive, se inavvertitamente disturbate.

Ne sa qualcosa un amico, per fortuna non allergico, che ne è stato aggredito di recente, totalizzando una decina di dolorose punture, nonostante sia molto agile e scattante. Quelle di oggi sono probabilmente “impigrite” dalla stagione avanzata e sembrano tranquille, ma giriamo prudentemente alla larga. Più in alto la Costa si restringe e il terreno diventa severo.

Si scende brevemente lungo una ripida traccia che porta ad una selletta, dalla quale la traccia prosegue in altrettanto ripida salita su terreno impervio ed abbastanza esposto, fra la valle del Rio Galeria a sinistra (sud) e la Valle Vigezzo a destra (nord).

 La presenza di foglie fa aumentare l’attenzione. Un dislivello di un centinaio di metri ci porta sul vertice di questo dosso, chiamato  Piodone, 1520, e nuovamente su terreno facile. In leggera discesa raggiungiamo un’altra selletta, dove sale dalla pineta di Santa Maria Maggiore la mulattiera M08 con i suoi sessantadue tornanti (un’ora abbondante dall’Alpe Bugella). In pochi minuti arriviamo all’Alpe Cima, 1507, freschi e soddisfatti di aver domato in puro stile alpino la subdola Costa di Fracchia.

C’è ancora un pallido sole e nessun segnale del maltempo previsto nel pomeriggio. E’ ancora presto e così decidiamo di proseguire, nella stessa direzione, lungo la ripida dorsale che sale di qui al Monte Bassetta, 1672. C’è anche un sentierino che prosegue pianeggiante sulla sinistra poco prima di raggiungere la cima.

Qui incontriamo il secondo nido di vespe di terra, anch’esse mansuete, ma continuiamo a mantenere le distanze. In sessantacinque anni di escursioni avevo avuto la fortuna di non incontrarne mai. Saliamo in vetta e, sul versante opposto, scendiamo a recuperare il sentierino che ci riporta rapidamente all’Alpe Cima dopo un’ora. Pausa pranzo e torniamo all’incrocio con la mulattiera che scende alla Pineta.

Ci gustiamo scherzosamente i sessantadue tornanti, ironizzando sui numeri corrispondenti ai nostri anni di nascita, per vincere la noia ed evitare giramenti di testa. Dopo un’ora abbondante recuperiamo l’auto vicino al maneggio e torniamo al campo base per brindare alla gita più soddisfacente del previsto.

Gianpaolo Fabbri

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