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bocchette di vald e cavalla fabbri

MALESCO- 04-12-2022-- Torniamo in Val Loana, incuriositi dalla Bocchetta di Vald, a molti ignota e che vedevamo di fronte a noi dalla Bocchetta di Cavalla due settimane fa. Il terreno scivoloso per l’umidità, perché il sole in questo periodo qui scarseggia, mette a dura prova la nostra attenzione. Mette invece a dura prova le nostre gambe la ripidissima salita dall’Alpe Bondolo alla Bocchetta di Cavalla. La Loana è la valle ossolana più prosciugata in assoluto dall’homo idroelettricus, dopo la Val Moriana, che lo è al cento per cento.

GITA N. 100 O 24 BOCCHETTE DI VALD E CAVALLA

OTTOBRE 2022

Dislivello: 1150 m. Sviluppo: 14,6 km. Tempo: 5 h 45'.

In una splendida giornata, con temperature ideali per faticare, ci ritroviamo in undici all’imbocco della Val Vigezzo e proseguiamo per l’ormai istituzionale caffè all’Orso Bianco. C’è un gradito ritorno in forze del gruppo di Verbania. Solo la badante titolare non ci ha mai abbandonati ed oggi è supportata da tre medici per badare a ben sette anziani, di cui uno particolarmente impegnativo.

Saliamo in Val Loana e parcheggiamo dalle parti di Patqueso, a quota 1115. Scendiamo in ordine sparso lungo i prati e il sentiero ad attraversare, su un lungo ponte di legno, l’ex torrente Loana. In alternativa ci sarebbe anche la strada. E qui ha inizio la gara di tuffi acrobatici, allorché un anziano esperto alpinista, cacciatore e nuotatore, dopo aver detto di stare attenti al legno sdrucciolevole, tenta un tuffo nelle scarse acque sottostanti.

Il torneo proseguirà per tutta la giornata, anche in salita, senza effetti negativi per il fisico, ma con effetti positivi per lo spirito di tutto il gruppo. Passiamo dall’Alpe Crotte, dove ci saluta il pastore straniero che sta “scaricando” gli alpeggi, ed attraversiamo anche il ponte sull’ex Rio del Basso, affluente di sinistra del Loana. Qui tutto parla di centraline idroelettriche ed opere relative.

Da quota 980, ancora in ombra ed immersi negli splendidi colori dell’autunno un po’ in ritardo, iniziamo a risalire la Valle del Basso in direzione sud ovest. Due somari ci danno il benvenuto con la loro intelligenza, nettamente superiore a quella dell’homo sapiens che lascia distruggere questi paradisi. Seguiamo la strada e, in parte, il sentiero M10 che, da Malesco, sale alla Bocchetta di Vald. Passiamo dall’Alpe Basso e, a quota 1300, raggiungiamo il bivio per il Rifugio Al Cedo, a destra.

Noi teniamo la sinistra, scendiamo di pochi metri passando dall’Alpe all’Erta e, a quota 1289, attraversiamo su un ponte e riprendiamo la salita nella valle del Rio del Bondolo, direzione sud (un’ora e un quarto).  Più in alto guadiamo, passando sulla destra orografica, ed arriviamo nella splendida conca dell’Alpe Bondolo, 1575, dominata a sud  dal Pizzo Stagno e dal Pizzo dei Diosi, che ci tengono ancora in ombra.

Riattraversiamo il rio, che qui nasce, e teniamo la destra (sud ovest) salendo alla Bocchetta di Vald, 1823 (un’ora e mezza), mentre la gara di tuffi, anche in salita, prosegue con illustri vittime. Qui si apre l’orizzonte occidentale e compaiono i quattromila. Scendendo di qualche decina di metri verso la Val Grande ci crogioliamo al primo sole. Dopo breve e non democratica discussione, si ritorna all’Alpe Bondolo, passando dal grande bivacco poco più sopra, a quota 1594.

Di qui, dopo un fallito tentativo di seguire un sentiero che ci porta troppo a sinistra, in presa diretta dal bivacco, tenendo la destra, imbocchiamo la traccia M10f. Si tratta di un canale stretto e sempre più ripido, molto faticoso, che ci porta alla Bocchetta di Cavalla, 1840, (un’ora e un quarto dalla Bocchetta di Vald).

Fortunatamente i più saggi avevano deciso di fare qui la pausa pranzo, perché la salita da Bondolo avrebbe compromesso a molti la digestione. Ben nutriti e riposati (si fa per dire), scendiamo all’Alpe Cavalla di Mezzo,1656, e a Le Cascine, 1253, dove attraversiamo l’ex torrente Loana sul ponte perché, almeno qui, c’è un po’ d’acqua grazie alle piogge dei giorni scorsi. Un paio di chilometri d’asfalto ci riportano alle auto in quel di Patqueso (un’ora e tre quarti).

Gianpaolo Fabbri

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