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CAMBIASCA- 15-01-2023-- Torniamo sui monti del Verbano nella selvaggia Valle Intrasca. Eravamo passati di qui più di dieci anni fa scendendo dal Colle della Forcola fino ad Intragna.

Qui regnano pace e solitudine, ma le rovine di tanti piccoli alpeggi abbandonati ci ricordano quanto e come i nostri vecchi avessero vissuto queste aspre montagne. Non deve ingannare il dislivello relativamente modesto perché si tratta di un’escursione lunga e faticosa.

GITA N. 103 O 24 ONUNCHIO

NOVEMBRE 2022

Dislivello: 890 m. Sviluppo: 15 km. Tempo: 6 h.

Bella giornata, solo qualche nuvola. Tre medici e la badante titolare accompagnano due anziani. Il ritrovo è a Cambiasca e il trasporto da qui a Intragna, lungo le strade strette e tortuose della Valle Intrasca, viene ben volentieri appaltato agli automobilisti del lago, più esperti di guida “alla cieca”.

Parcheggiamo all’ingresso del paese, quota 729, e passiamo vicino al piccolo cimitero per andare a imboccare il sentiero R09 che entra subito nel bosco. Per tutta l’escursione cammineremo con attenzione, su terreno scivoloso e ricoperto di foglie, a volte impervio ed esposto. Ce la prendiamo inizialmente con calma, con pause di vario genere.

Ci aiuta il sentiero, quasi sempre evidente, al quale si abbina la tecnologia cui ricorrono, nei casi dubbi, un esperto ossolano e la guida indigena di oggi. Passiamo dai ruderi di Doaglia, 865, da Usciago Cima, 845, e da Casa Iuva, 934. Un ponticello di legno estremamente viscido preferiamo evitarlo. Ci sono anche tratti in leggera discesa che incrementano il dislivello. Attraversiamo, a quota 1000 circa, il torrente San Giovanni nel suo tratto iniziale, sotto il Colle della Forcola, e risaliamo alla Cima Coppi di oggi, l’Alpe Onunchio, 1138 (tre ore).

Fra Doaglia e Onunchio abbiamo camminato sul confine o all’interno del Parco Nazionale della Valgrande. Dopo una visita dell’alpe ci sistemiamo comodamente vicino alla fontana e festeggiamo il compleanno della forte signora che è sempre con noi, ormai insostituibile badante.

Più che altro lei festeggia noi perché dal suo pesantissimo zaino, che ha tenuto rigorosamente chiuso fino a qui impedendoci di condividere con lei parte del peso, esce ogni ben di Dio. Un dessert personalizzato al momento con tutti i necessari accessori è la ciliegina sulla torta.

Riprendiamo il cammino a fatica, adesso sulla sinistra orografica del torrente. Poco sotto l’alpe lasciamo il sentiero percorso in salita e, sulla sinistra, imbocchiamo una traccia, confermata valida solo dalla tecnologia, che ci riporta, più in basso, sul sentiero principale e all’Alpe Occhio, 880.

Scendiamo ancora ed attraversiamo un affluente di sinistra del San Giovanni, dove un cordino d’acciaio può dare un aiuto importante in caso di acqua più abbondante. Risaliamo dolcemente e, dopo un’ora da Onunchio, passando dall’Alpe Guara, 858, arriviamo a Piaggia, 922, bel paesino più che alpeggio.

A me sembra di essere quasi arrivato a Intragna, anche se un cartello indicatore malvagio parla di due ore e un quarto. Proseguiamo la discesa sul sentiero R11 in direzione di Scareno e, poco prima del Ponte del Dragone, troviamo il bivio per Intragna. Qui un cartello ancora più malvagio conferma le due ore abbondanti.

Teniamo la destra (sentiero R09a) e scendiamo, anche qui con un po’ d’aiuto tecnologico, ad attraversare nuovamente il San Giovanni a Usciago Fondo, 600. Intragna sembra sempre più vicina. Ci sono poco più di cento metri di risalita, quasi un gioco da ragazzi. Ma ecco la sorpresa! Aldilà del ponte il sentiero evidente sale subito ripido e piuttosto impervio e continua a salire fino all’altezza di Usciago Cima, 845, dove chiudiamo l’anello odierno.

I centocinquanta metri di dislivello non previsti sono una bella “botta” per degli anziani che hanno nelle gambe già cinque ore di cammino. Ora capiamo che i tempi dei cartelli indicatori erano giusti. Sul sentiero del mattino raggiungiamo Intragna dopo due ore da Piaggia. Al Circolo di Cambiasca chiudiamo la faticosa giornata.

Gianpaolo Fabbri

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