1

pizzo marona fabbri

CAMBIASCA- 24-09-2023-- La valutazione dell’impegno di un’escursione dipende molto dall’età dell’escursionista. Che scoperta! Il Pizzo Marona, con i suoi incredibili panorami, vent’anni fa fu una passeggiata, dieci anni fa una bella escursione, pochi giorni fa un’escursione faticosa e bella “tosta”.

Secondo me la valutazione di un ultrasettantenne è sì la più prudente, ma anche la più attendibile. Il sentiero dalla Cappella di Pian Cavallone in su, evidente e ben attrezzato, richiede molta attenzione, anche se ci si guarderebbe in giro molto volentieri.

GITA N. 129 O 24

PIZZO MARONA

SETTEMBRE 2023

Dislivello: 1250 m. Tempo: 6 h 25’. Sviluppo: 13 km.

Un medico che profuma ancora di mare e due devote badanti si occupano di tre anziani, di cui due trisnonni. Ombrelli negli zaini, ma non serviranno. Ritrovo a Cambiasca e saliamo a Caprezzo e, di qui, a Cappella Porta, 1065, lungo una delle tante eroiche strade dell’entroterra verbanese.

Molte auto sono già parcheggiate qui: la buttata dei giorni scorsi ha scatenato i fungiat. Speriamo che il Soccorso Alpino non sia chiamato ai soliti straordinari. Lungo la pista che sale verso nord ovest qualche porcino non sfugge all’occhio di falco delle nostre badanti e ci rallenta un po’. Arriviamo a Pian Truscello, 1385, dove il percorso diventa quasi pianeggiante nel bosco. Incontriamo una coppia di asini. Uno è bianco.

Questi animali, ritenuti a torto poco intelligenti, gestiscono e curano  i loro percorsi molto meglio di come gestisce le proprie strade l’animale uomo, erroneamente chiamato anche “sapiens”. Troviamo la piccola costruzione dove si trovano gli arieti idraulici che pompano l’acqua della sorgente al Rifugio del CAI Verbano di Pian Cavallone, 70 metri più in alto. Si ricomincia a salire e si raggiunge il rifugio, 1528, e, poco oltre, la Cappella, 1550. Camminiamo da quasi un’ora e mezza.

Facciamo colazione cominciando a gustare lo splendido panorama che si gode da questo luogo incantevole. Finisce la parte tranquilla e rilassante dell’escursione e non ci si può più guardare troppo in giro, anche lungo il sentiero in leggera discesa che ci porta al Colle della Forcola, 1518. Già qui incontriamo le prime catene. Si ricomincia a salire su terreno impervio, con tratti comodamente attrezzati e strappi molto “secchi”, sempre “traversando” su un pendio ripidissimo.

Superiamo la “Scala Santa”, 1810, tratto suggestivo a piccoli tornanti con ringhiere e catene. Più in alto, 1875, l’aereo Passo del Diavolo, sempre fra ringhiere e catene, che domina l’impervia e selvaggia Val Marona, a occidente. La nebbia sale dal fondovalle a rendere ancora più suggestivo e severo il paesaggio circostante, ma il sole vince la sua battaglia. Dopo due ore da Pian Cavallone siamo alla cappella rifugio, pochi metri sotto la vetta, 2051, che si raggiunge in un paio di minuti.

Il mio passo ha un po’ condizionato i tempi, ma badanti ed amici sono squisitamente pazienti. Quindici giorni di totale inattività non me li posso più permettere. Il panorama è superbo sui cinque laghi, ma anche oggi le nuvole ci negano i quattromila. Alla cappella pranziamo. Scendiamo lungo il percorso di salita con ancora più attenzione e dopo un’ora e tre quarti siamo al Rifugio di Pian Cavallone.

Una birra, una chiacchierata con i gestori, che sono di Lecco, e i nostri più sinceri complimenti per la lunghezza e la continuità del periodo d’apertura del Rifugio, che ci ricorda quello del Rifugio Crosta all’Alpe Solcio. Scendiamo ancora distratti dai funghi che, però, sono stati ben “spazzolati” in nostra assenza. Dopo un’ora e un quarto siamo alle auto e ci congediamo dalla badante verbanese, oggi anche autista, come spesso accade.

Gianpaolo Fabbri

20230914_145743.jpgIMG-20230914-WA0042.jpg20230914_153001.jpgIMG-20230914-WA0060.jpgIMG-20230914-WA0051.jpgIMG-20230914-WA0037.jpgIMG-20230915-WA0000.jpgIMG-20230914-WA0053.jpgIMG-20230914-WA0050.jpgIMG-20230914-WA0044.jpg20230914_131413.jpgIMG-20230914-WA0057.jpgIMG-20230914-WA0046.jpg20230914_130545.jpg20230914_115335.jpg