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ISELLE- 26-11-2023-- Forse non molti sanno che in quel di Iselle, sulla destra orografica del Diveria, ci sono delle fortificazioni militari nel cuore della montagna, risalenti al periodo fra le due guerre e, per fortuna, mai utilizzate. Una prestigiosa guida indigena ci ha accompagnati a visitarle.

GITA N. 135 O 24

I FORTINI DI ISELLE E L'OVIC DI VARZO

NOVEMBRE 2023

Dislivello: 700 m. Tempo: 4 h. Sviluppo: 13 km.

In una giornata di pallido sole ci troviamo per il caffè a Varzo. Siamo in undici: anziani e medici di turno festeggiano il rientro della squadra-badanti al completo. La capo-squadra, perdipiù, festeggia uno dei primi compleanni. Ci guiderà per tutto il giorno un prestigioso accompagnatore divedrino, componente dell’èquipe sanitaria.

Parcheggiamo a Ponte Cantone, 520, e seguiamo una pista in direzione ovest che, inizialmente, costeggia il bacino di Balmalonesca e più avanti diventa sentiero ben segnato in bianco e rosso, ma assente sulla cartina.

Dopo meno di un’ora siamo davanti all’ingresso della fortificazione, poco sopra quota 600, di fronte alla Centrale di Iselle e all’ingresso della Galleria del Sempione. L’accompagnatore, nella sua duplice funzione di guida e di medico competente, ci fa vestire di tutto punto e controlla le dotazioni di pile e frontalini. L’interno è per tutti una bella sorpresa. Lunghissimi corridoi, locali laterali, postazioni per i cannoni, scale: tutto in buono stato di conservazione. Viene spontaneo chiedersi perché un simile tesoro storico non venga fatto conoscere e valorizzato. Pensiamo alle fortificazioni appena aldilà della frontiera. E dire che sono lì da quasi un secolo. Il tempo non mancava.

Dopo la visita guidata ritroviamo l’assetto da escursione e torniamo sui nostri passi, verso Varzo, per una decina di minuti. In un rado bosco pianeggiante, di fronte al magazzino della stazione di Iselle, imbocchiamo un sentiero non segnalato e non segnato sulla destra (sud) con cieca fiducia in chi ci guida. E gli crediamo anche quando dice che la pacchia è finita: adesso si sale.

La traccia è molto ripida, piuttosto impervia. Breve sosta in prossimità di una cappella a quota 800 circa. Più avanti si intravvede il baratro alla nostra destra e si scollina su terreno più aperto, raggiungendo l’Alpe Corcino (o Ciorcino), 1000 circa (poco più di un’ora dal fondovalle). Ci domina a sud il Pizzo Rovale. Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, anche per la lunga visita al forte, e cambiamo il programma, rinunciando alla salita a Selvanera di Dentro. Saliamo ancora nel bosco di faggi con percorso libero, in direzione sud est, guidati soltanto da chi conosce il territorio.

Arriviamo all’Alpe Prato Grande, 1139, che diventa così la Cima Coppi di oggi. Qui ci congiungiamo con il sentiero F03 che sale all’Alpe Lorino. Noi lo percorriamo in discesa fino all’Alpe Cortiggia, 899, che raggiungiamo all’ora di pranzo (un’ora da Corcino). E pranzo sia! In previsione dei festeggiamenti gli zaini sono carichi di cibi e bevande di ogni tipo e nessuno patisce la fame. E poi le nostre indispensabili badanti vanno festeggiate degnamente.

Dopo quasi due ore riusciamo a rimetterci in piedi. Sempre sul sentiero F03, adesso quasi pianeggiante, arriviamo all’Alpe Salviggia, 830, dove si trova la sbarra della strada che sale agli Alpi Selvanera di Fuori e Nugno. Proseguiamo la discesa, passando dall’Alpe Tugliaga, in parte sull’asfalto e in parte sul sentiero F95 che ci permette di evitare le due gallerie. Dopo un’ora siamo alle auto a Ponte Cantone e brindiamo alla bella giornata a casa del nostro accompagnatore a Varzo Centro. Parlare oggi di disidratazione e di necessità di ripristinare i liquidi sarebbe fuori luogo.

 Gianpaolo Fabbri

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